Condono e abusivismo di necessità. Berlusconi rispolvera i cavalli di battaglia ma Salvini lo gela: “Dico fortemente no alla sua proposta”

Prima la sparata, poi il (parziale) dietrofront. Silvio Berlusconi torna ad agitare lo spettro del condono, tema a lui storicamente caro. “Bisogna cambiare le regole: chi deve costruire una casa o aprire un’attività commerciale, non dovrà più aspettare anni per permessi e licenze. Dovrà dichiarare l’inizio dell’attività e assumersi la responsabilità di rispettare le leggi. Solo dopo verranno i controlli”, ha detto stamattina il leader di Forza Italia a Radio 24 rilanciando le proposte già avanzate durante la campagna elettorale del 2013. Insomma, il solito, classico colpo di spugna. “Chiamatelo come volete, l’importante è che si cambino queste regole attuali”, ha chiarito l’ex premier. Che poi ha rincarato la dose e si è detto chiaramente favorevole a un “abusivismo di necessità” (espressione già usata in questa legislatura per il ddl Falanga naufragato nel ping pong tra Camera e Senato) ma “solo se si restringe con il massimo rigore il concetto di necessità”. Sarà.

Immediata è scoppiata la polemica politica, anche all’interno della stessa coalizione di Centrodestra. Al punto che l’ufficio stampa di FI ha cercato di correggere il tiro. “Coerentemente con quanto da sempre dichiarato – ha precisato una nota –, il Presidente Berlusconi non ha parlato di un condono, ma di una semplificazione amministrativa per quanto riguarda l’inizio dei lavori edilizi, fermo restando ovviamente la totale e assoluta compatibilità e rispetto delle regole urbanistiche, ambientali e paesaggistiche”. Ma la toppa, come si dice in questi casi, è stata peggiore del buco.

Uno dei primi a respingere la proposta al mittente è stato proprio Matteo Salvini. “Rilanciare l’edilizia è fondamentale, togliendo burocrazia e tagliando tasse folli come l’Imu su capannoni e negozi sfitti – ha detto il leader della Lega –. Bisogna anche bloccare le aste giudiziarie al ribasso, che falsano il mercato. Ma dico no, dico fortemente no, a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi: il nostro territorio è già troppo cementificato, occorre abbattere tutte le costruzioni abusive, a partire dalle zone più a rischio”. Più chiaro di così. Ancora più dure le opposizioni. Su Twitter il ministro dell’Agricoltura e vicesegretario del Pd, Maurizio Martina, l’ha definito “un errore drammatico che il Paese non può ripetere”, condendo il tutto con l’hashtag #irresponsabili. “È vergognoso”, hanno replicato senza mezzi termini  i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Ambiente di Camera e Senato. “Nel nostro programma – hanno spiegato – abbiamo un principio che è il nostro faro: consumo di suolo zero. No a nuove costruzioni ma lavori per la messa in sicurezza del territorio: è la vera opera pubblica che serve al Paese”. Per il leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, si tratta di “un’idea criminale”. Perché, ha detto il presidente del Senato, “è l’idea stessa dell’illegalità che viene condonata, come per le tasse quando si dice che è legittimo evadere quando sono troppo te”.

Ma non solo. Pure le associazioni ambientaliste si sono scagliate contro Berlusconi. Per il presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, infatti, “un nuovo eventuale condono non solo legittima comportamenti illegali autorizzando a dilapidare il capitale naturale e paesaggistico del nostro Paese, ma favorisce edificazioni selvagge che provocano o amplificano il dissesto idrogeologico, mettendo a rischio anche la sicurezza dei cittadini”. Per di più, ha fatto notare ancora Caserta, si tratta di “un pessimo affare per le casse pubbliche” visto che il Cresme (l’istituto di ricerca socio-economica specializzato nel settore dell’edilizia) “rilevava nel 2015 che, a fronte di un importo medio di 15mila euro versato per ogni singolo abuso, gli enti locali ne hanno spesi in media 100mila per portare strade, fognature e altre infrastrutture ai nuclei illegali”.