Conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia italiana: il drammatico rapporto di Confindustria

Conseguenze della guerra in Ucraina sull'economia italiana: dall'ultimo report di Confindustria emergono dati non proprio incoraggianti.

Conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia italiana: il drammatico rapporto di Confindustria

Conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia italiana: il conflitto ma anche le diverse sanzioni contro la Russia messi in atto a livello internazionale hanno comportato, paradossalmente, degli scotti da pagare nella nostra economia. Pertanto, i dati non sono incoraggianti.

Conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia italiana

Erano previste e anche aspettate le conseguenze del conflitto nell’economia italiana. Il Rapporto di primavera del Centro studi di Confindustria evidenzia quanto è stato condizionante, in negativo, l’invasione della Russia in Ucraina.

Tra i diversi impatti della guerra, uno “deriva da sanzioni e contro-sanzioni”. Infatti, L’impatto diretto delle sanzioni alla Russia, sull’export italiano – secondo il report di Confindustria – è complessivamente modesto. Il blocco riguarda 686 milioni di euro di vendite in Russia, pari all’8,9% dell’export italiano nel Paese, che a sua volta rappresenta l’1,5% del totale dell’export italiano. Quello che preoccupa è che ci sono alcuni specifici prodotti italiani (ad esempio alcuni macchinari) per i quali il peso del mercato russo supera il 10%”.

Il drammatico rapporto di Confindustria

Il rapporto di previsione del Centro studi di Confindustria è stata l’occasione per approfondire ma soprattutto far emergere le conseguenze della guerra in Ucraina per le imprese e, quindi, per il sistema produttivo e per l’economia nel suo complesso. I dati non sono incoraggianti anzi addirittura drammatici.

“La durata della guerra è una variabile cruciale”, ed ipotizzando e sperando che da luglio finisca, il Centro studi di Confindustria stima una crescita del Pil 2022 dimezzata a +1,9% “con un’ampia revisione al ribasso (-2,2 punti)” rispetto alle stime dello scorso ottobre. Considerando il +2,3% di crescita acquisita per “l’ottimo rimbalzo dell’anno scorso l’Italia entrerebbe così in una recessione tecnica seppur di dimensioni limitate”. Il ritorno a livelli pre-Covid “slitta dal secondo trimestre di quest’anno al primo del prossimo”. 

Secondo il Centro studi dell’associazione “nella prima metà del 2022, quando si dispiegheranno pienamente gli effetti negativi della guerra, l’economia italiana entrerebbe in una recessione tecnica con un calo dello 0,2% e dello 0,5% nei primi due trimestri”.

Gli economisti di Confindustria, però, hanno anche previsto “uno scenario avverso, nel caso il conflitto si estenda fino a dicembre 2022 ed un terzo scenario severo, nell’ipotesi, ulteriormente peggiorativa, che il conflitto Russia-Ucraina si protragga fino alla fine del prossimo anno”. Il prolungarsi della guerra in Ucraina “si rifletterebbe soprattutto sui prezzi dei beni energetici, in particolare gas e petrolio, e di alcune commodity agricole, ma anche sul corretto funzionamento delle catene globali del valore e del commercio internazionale, sulla fiducia degli operatori attraverso il canale dell’incertezza e sui mercati finanziari”.

Dunque, dal report si evince che “i rincari di petrolio, gas, carbone, stanno facendo crescere i costi delle imprese”. Infine, il Centro Studi di Confindustria stima “una crescita della bolletta energetica italiana di 5,7 miliardi su base mensile, ovvero in un maggior onere di 68 miliardi su base annua. Le imprese hanno finora in gran parte assorbito nei propri margini, fino ad annullarli in alcuni casi, questi aumenti dei costi ma l’impatto non è sostenibile. Per questo diverse imprese stanno riducendo o fermando la produzione, o prevedono di farlo nei prossimi mesi”.