“In un mese e mezzo arriveremo a 30mila contagi al giorno”. L’immunologo del Cts Abrignani: “Grazie ai vaccini siamo passati da un morto ogni 50 casi a uno ogni mille”

Per l'immunologo dell'Università di Milano, Sergio Abrignani, l'Italia deve osservare come vanno le cose nel Regno Unito per decidere quali interventi adottare.

“In un mese e mezzo arriveremo a 30mila contagi al giorno”. L’immunologo del Cts Abrignani: “Grazie ai vaccini siamo passati da un morto ogni 50 casi a uno ogni mille”

“C’è una variante super diffusiva, che prima si è presentata nel Regno Unito e poi in Spagna e Portogallo e che di certo arriverà anche da noi. In questa situazione non piacevole, ci fa star bene vedere che, dove il tasso di vaccinazione è ampio, si è protetti dalle forme gravi. Invece di morire una persona infettata ogni 50, infatti, a perdere la vita è una su mille”. E’ quanto ha detto a Repubblica l’immunologo dell’Università di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico, Sergio Abrignani spiegando che l’Italia deve osservare come vanno le cose nel Regno Unito per decidere quali interventi adottare.

“Soprattutto – ha aggiunto l’esperto -, vediamo l’impatto dei casi gravi che, per adesso, non sembrano tanti. Il Covid potrebbe diventare come un’influenza. Noi ci aspettiamo un po’ meno protezione però non stiamo mollando tutto come gli inglesi e poi abbiamo molti meno casi di loro, cioè in media un migliaio contro oltre 30mila al giorno. Comunque, in un mese e mezzo arriveremo ai loro stessi numeri”.

Le vaccinazioni, ha poi aggiunto Abrignani, “sono l’unica certezza che abbiamo. Una dose protegge comunque dalla malattia grave”. “Sappiamo poi dagli studi di Israele – ha detto ancora l’immunologo – che di fronte alla variante Delta due dosi di Pfizer proteggono meno dalla malattia lieve o asintomatica, visto che la copertura scende dal 94 al 64%, ma sono comunque efficaci contro le forme più pesanti, visto che le due percentuali sono rispettivamente 95 e 93%”.

“Le mascherine all’aperto già ora vanno usate quando c’è un assembramento – ha detto ancora Abrignani ad Agorà – o quando si è a meno di 1 metro da un’altra persona. Ma se uno è da solo o distanziato da altre persone, all’aperto è il posto in cui veramente c’è il minimo rischio di infettarsi, quindi è la cosa che considererei per ultima”.

“Già fra 4 o 5 giorni – ha detto ancora Abrignani riferendosi agli assembramenti per la finale degli Europei -, se osserveremo dei picchi di contagi nelle città dove ci sono stati comportamenti a rischio, vedremo se abbiamo rischiato troppo. Speriamo che avvenga quello che è accaduto con i festeggiamenti che ci sono stati quando a Napoli per la Coppa Italia o Milano quando l’Inter ha vinto lo scudetto: ci sono stati assembramenti simili, ma non si è osservato nessun picco di casi. A quei tempi non c’era la Delta ma c’era la variante Alfa che impazzava. E’ vero che è meno diffusiva, ma comunque non c’è stato quello che temevamo. Speriamo che sia così anche stavolta, ma abbiamo paura”.

“Quando circolava liberamente il Covid in una popolazione non vaccinata c’era il 2% di letalità – ha spiegato Abrignani -, ovvero 1 ogni 50 gli infettati moriva. Con il 70%-80% di vaccinati ora la Gran Bretagna ha 35.000 infezioni e 20 morti al giorno, meno di uno su mille, esattamente quello che dall’influenza e per l’influenza non si è mai chiuso un Paese”.

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