Dopo l’improcedibilità che deve essere profondamente rivista, Giuseppe Conte apre un altro fronte sulla riforma Cartabia. Questa volta gli appunti del leader in pectore del Movimento guardano alla già criticata norma che dà al Parlamento il potere di indirizzo sui reati da perseguire in via prioritaria. “Per carità, in altri ordinamenti indirizzi del genere sono anche previsti, però quando li caliamo nel nostro conosciamo i rapporti difficili del passato tra politica e magistratura. Ritengo che quella norma sia critica, è bene lasciare e realizzare appieno il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale” ha spiegato l’ex premier uscendo dalla Camera dove ha incontrato i deputati M5S per fare il punto sulla trattativa con la Cartabia. “Gli interventi del Parlamento possono essere molto, molto critici e delicati” ha rincarato la dose poco dopo convinto che non si debba toccare “l’obbligatorietà dell’azione penale”.
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BARRICATE LEGHISTE. Intanto Matteo Salvini continua a fare pressioni affinché la riforma venga votata senza modifiche rispetto al testo approvato in Consiglio dei ministri. “Sulla giustizia non stiamo ostacolando il Movimento 5 Stelle” assicura il leader della Lega uscendo da Montecitorio. “C’è Giulia Bongiorno che sta lavorando con il ministro Cartabia e il premier Draghi per migliorare la riforma” spiega il Capitano. Un discorso breve in cui ha tuonato “è il Movimento che ha presentato centinaia di emendamenti” e non il centrodestra. Per questo, taglia corto Salvini: “Accetteremo le proposte di Draghi, non quelle del M5s”.
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LA RIUNIONE DEI CAPIGRUPPO. Lo scontro a distanza tra Conte e Salvini è andato in scena proprio mentre è in corso la riunione, con la ministra Marta Cartabia, dei capigruppo della maggioranza in Commissione Giustizia. Un incontro che avviene proprio nel momento di massimo stress per l’esecutivo con i partiti che lo appoggiano che continuano a tenere posizioni contrastanti. Che le cose stiano così lo si capisce anche dalle dichiarazioni di esponenti della maggioranza secondo cui, nelle ultime ore, “non si registrano passi avanti”. A conferma di ciò proprio la riunione dei capigruppo che doveva iniziare alle 14 ma è stata posticipata al termine dei lavori odierni della Camera. Tensioni che durano da settimane e che, con l’arrivo del disegno di legge alla Camera venerdì 30 luglio, rendono probabile il voto di fiducia. Stando a quanto trapelato, infatti, l’obiettivo di Mario Draghi è quello di ottenere il Sì di Montecitorio prima della pausa estiva per rassicurare Bruxelles.