Per Conte partenza in salita. Ma il M5S resta decisivo. La vittoria al primo turno a Napoli e Bologna conferma che la strada imboccata è giusta

Parte in salita il nuovo corso dei 5S. I dati sulle comunali relegano il M5S in un angolo dal quale toccherà rimboccarsi le maniche per uscire.

Per Conte partenza in salita. Ma il M5S resta decisivo. La vittoria al primo turno a Napoli e Bologna conferma che la strada imboccata è giusta

Parte in salita il nuovo corso dei Cinque Stelle. I dati sulle comunali relegano il Movimento in un angolo dal quale toccherà rimboccarsi le maniche per uscire. Perdono Roma e Torino conquistate nel 2016 con Virginia Raggi e Chiara Appendino. E percentuali impietose li inchiodano in tutte le grandi città in cui si è votato. A Roma il M5S registra un crollo dal 2016 (quando prese il 35%) e si attesta sull’11%. A Torino scende dal 30% del 2016 all’8%. A Napoli si ferma al 9,74%: in leggero aumento rispetto alle precedenti comunali (9,66%) ma in fortissimo calo sulle politiche quando andò addirittura oltre il 50%. A Milano il M5S dal 10% scende al 2,7%, superato anche dal movimento di Gianluigi Paragone, Italexit (2,99%) e a Bologna scende al 3,37%.

Il M5S invece entra, per la prima volta, al Consiglio regionale della Calabria. Con un dato sostanzialmente simile a quello delle regionali del gennaio 2020 (6,48 contro il 6,27% di un anno fa quando si presentarono da soli), i pentastellati beneficiano dell’appartenere a una coalizione e piazzano due consiglieri a Palazzo Campanella. In assoluto, però, il voto li penalizza anche qui. Basti pensare che in Calabria alle politiche del 2018 avevano ottenuto il 43,37%. Ma il voto del 3 e del 4 ottobre per il leader Giuseppe Conte è stato solo “il tempo della semina”. Quello della raccolta arriverà in un secondo momento.

La vittoria a Napoli e Bologna, in asse col Pd, indica nel frattempo la rotta da seguire. Conte, commentando a caldo i risultati delle elezioni, ha parlato di “prospettiva politica seria di lavorare assieme alle forze progressiste”. Ieri ha rilanciato il progetto che si identifica in sostanza con il nuovo corso del Movimento da lui impresso. “è finita nel M5S la stagione in cui si andava a tutti i costi orgogliosamente da soli. C’è già stata una svolta: il Movimento è disposto a costruire un percorso comune, non lo disdegna più come invece in quella fase più antica della sua storia”, ha detto nel corso del mini tour elettorale in Sardegna in vista delle comunali del 10 e 11 ottobre.

“I progetti vincenti sono quelli che creano un campo largo, un progetto serio, articolato e solido che coinvolge le forze progressiste”. Progetto che coltiva anche il segretario del Pd Enrico Letta e prima di lui ha coltivato il suo predecessore al Nazareno, Nicola Zingaretti. Test importante per l’alleanza col Pd saranno anche i ballottaggi che interesseranno, il 17 e 18 ottobre, anche due città strategiche come Roma e Torino. La sindaca uscente della Capitale, Virginia Raggi, ha detto che non darà indicazioni di voto ma a questo ci penserà Conte. E se a Torino è praticamente impossibile che l’ex premier possa sbilanciarsi a favore del candidato dem Lo Russo che presentò un esposto contro l’ex sindaca M5S Appendino, appare più che probabile che a Roma arrivi l’indicazione a favore del dem Roberto Gualtieri. Che è stato “un ministro che ha lavorato con me e con il M5S e quindi vi è un’esperienza di governo misurata sul campo”.

Indicazione che ora l’ex premier ritiene prematuro dare ma che in molti scommettono darà presto. “Non vedo nessuna possibilità che ci si possa rapportare con la politica che fanno queste destre”, ribadisce nel frattempo. Per il M5S, spiega Conte, i deludenti risultati elettorali si spiegano con “la criticità del radicamento territoriale del Movimento”: “Il dialogo con i territori e la capacità di costruire questo legame sono fatti sui quali dobbiamo lavorare e il nuovo statuto nasce anche da questa carenza che cercheremo di colmare con il nuovo organigramma: l’importante è costruire questo progetto che è a lungo termine”.