Così la Giunta del Senato ha graziato il leghista Siri. Passa a maggioranza la relazione Malan che nega ai pm l’utilizzo delle intercettazioni

Passa a maggioranza la relazione Malan che nega ai pm l'utilizzo delle intercettazioni che coinvolgono il senatore Armando Siri.

Così la Giunta del Senato ha graziato il leghista Siri. Passa a maggioranza la relazione Malan che nega ai pm l’utilizzo delle intercettazioni

Mentre l’Aula del Senato salva Carlo Giovanardi (leggi l’articolo), la Giunta delle immunità parlamentari di Palazzo Madama fa scudo ad Armando Siri, indagato dalla Procura di Roma con l’accusa di corruzione. L’organismo, presieduto da Maurizio Gasparri, ha votato a larga maggioranza la relazione di Lucio Malan – passato dalla Lega a Forza Italia, per poi approdare il 19 luglio scorso a FdI – con cui si proponeva alla Giunta di respingere la richiesta dell’autorità giudiziaria di concedere il via libera all’utilizzo delle intercettazioni che coinvolgono l’esponente del partito di Matteo Salvini.

Per Malan, non va concesso l’utilizzo delle intercettazioni che riguardano Siri effettuate il 15 maggio 2018, “per la incerta ed implausibile configurazione del requisito della necessità” e per quelle del 17 maggio 2018, del 27 luglio 2018, del 4 agosto 2018 e del 6 agosto 2018, “non sussistendo il requisito della fortuità e occasionalità”. L’inchiesta per corruzione, costata a Siri il posto da sottosegretario al ministero delle infrastrutture e trasporti nel Conte I, riguarda una presunta tangente da 30mila euro, che sarebbe stata “data o promessa” al leghista tramite Paolo Arata, in cambio di un “aggiustamento” al Def 2018 relativo agli incentivi per il mini-eolico (leggi l’articolo).

In particolare, vengono contestati all’ex sottosegretario Siri sia l’episodio di corruzione relativo al mini-eolico che un secondo episodio relativo al suo presunto impegno per ottenere un provvedimento normativo ad hoc che finanziasse, anche in misura minima, il progetto di completamento dell’aeroporto di Viterbo, di interesse della Leonardo spa per future commesse, oltre che le pressioni che avrebbe fatto sul comandante generale della Guardia costiera, Giovanni Pettorino, per rimuovere il contrammiraglio Piero Pellizzari dall’incarico di responsabile unico del procedimento nell’ambito di un appalto in scadenza per la fornitura di sistemi radar, in quanto, secondo gli inquirenti, quest’ultimo sarebbe stato inviso alla Leonardo spa, perché critico su alcuni aspetti della fornitura. Su quest’ultima vicenda, sempre per la Procura di Roma, il senatore avrebbe ricevuto “la promessa di ingenti somme di denaro e comunque la dazione di ottomila euro”.

E per far luce sul caso del mini-eolico gli inquirenti ritengono fondamentali le intercettazioni delle comunicazioni tra Siri e Paolo Franco Arata, effettuate nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, impegnata sul caso prima che passasse a Roma. Siri, che ha già ottenuto nel 2014 un patteggiamento a un anno e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta, è indagato anche dalla Procura di Milano per due vicende di presunti finanziamenti illeciti. La prima è relativa a due mutui considerati sospetti (leggi l’articoli), uno da 750mila euro e l’altro da 600mila euro, concessi dalla Banca Commerciale Agricola di San Marino, tra ottobre 2018 e aprile del 2019, e la seconda riguarda un prestito da 220mila euro risalente a giugno 2018. Il primo prestito, quello da 750mila euro, secondo gli inquirenti, sarebbe servito all’ex sottosegretario Siri per acquistare, senza ipoteca, una palazzina per la figlia a Bresso, comune alle porte di Milano, mentre quello da 600mila euro sarebbe servito all’esponente leghista a saldare un debito con il Fisco.