Da oggi i penalisti sono in sciopero. Ma sulla prescrizione è tutto deciso. Parla la relatrice del ddl Businarolo (M5S): “I reati devono essere puniti. Non tutti gli avvocati sono contrari alla riforma”

Per la relatrice del provvedimento Businarolo non è tollerabile che un quarto dei procedimenti non arrivi all'Appello

Non è un caso che il tema della riforma della Giustizia, spesso invocato ma sempre rimandato, sia oggi al centro del dibattito politico. Malfunzionamenti e lungaggini, ormai cronici, rendono difficile l’accertamento della verità processuale. Ma tutto sta per cambiare come ci spiega Francesca Businarolo, deputato M5S e relatore del ddl anticorruzione che oggi sarà votato alla Camera.

La sospensione della prescrizione, dopo il primo grado di giudizio, in che modo migliorerà la Giustizia italiana?
“Oggi, circa un quarto dei processi celebrati in Italia non arriva fino in fondo, perché i reati contestati agli imputati vengono dichiarati prescritti in Appello. è un meccanismo che distorce la giustizia, e che non garantisce concretamente al certezza della pena. Non possiamo accettare che imputati condannati in primo grado di giudizio, anche per reati molto gravi, finiscano per rimanere impuniti semplicemente perché il tempo per giudicarli è “scaduto”. Lo stop della prescrizione dopo la sentenza di primo grado serve proprio ad evitare che tutto ciò continui a ripetersi. è soprattutto in questo senso che la riforma porta dei benefici enormi alla giustizia e, soprattutto, ai cittadini”.

La riforma della Giustizia introdurrà la figura del cosiddetto “agente infiltrato”; di cosa si tratta e quali vantaggi può portare nel contrasto ai reati interni alla PA?
“Il poliziotto infiltrato è una figura già presente nel nostro ordinamento, per il contrasto a gravi reati come quelli di stampo mafioso o il traffico di droga. In quei settori ha dato eccellenti risultati, quindi abbiamo pensato di impiegarla anche per la lotta alla corruzione. Faccio un esempio per spiegare come opererà l’agente sotto copertura: a un funzionario viene assegnato un nuovo collaboratore, che assiste ai suoi incontri. In una di queste riunioni al dirigente pubblico offrono una mazzetta e lui accetta. Se il nuovo collaboratore è un poliziotto infiltrato, riferirà tutto ai magistrati e il funzionario verrà processato. L’assoluto vantaggio è dato dalla possibilità di scoprire molti più nuovi casi di corruzione ed intervenire tempestivamente, e anche il forte effetto deterrente non è da sottovalutare”.

Per quale motivo, secondo lei, i penalisti sono sul piede di guerra e cosa vorrebbero?
Non tutti gli avvocati penalisti sono contrari alla riforma della prescrizione, è un dato di fatto. Per il resto, so che è stato indetto uno sciopero di tre giorni, per esprimere contrarietà alla riforma. Per quanto riguarda la prescrizione, mi domando in quale misura una norma che consente, finalmente, ai processi di arrivare fino alla fine possa essere considerata dannosa per qualcuno. L’obiettivo del processo è cercare di arrivare a una verità, e penso che valga per tutte le parti coinvolte, senza esclusioni.

La lentezza della Giustizia, secondo i dati, è legata soprattutto alla carenza di personale di cancelleria e di Gip. Nella riforma prevedete nuove assunzioni o altre misure capaci di migliorare tale situazione?
“Nella Manovra abbiamo previsto 500 milioni per il settore della giustizia. Questa è solo la prima di una serie di misure che accompagneranno l’azione di governo da qui all’1 gennaio 2020, data in cui entrerà in vigore la riforma della prescrizione. Abbiamo quindi un anno per mettere a regime le risorse economiche che stiamo destinando al comparto giustizia in legge di Bilancio e per portare a compimento la riforma del processo penale”.