Dagli Agnelli agli spioni informatici, quegli intrecci del trust di Vivendi. Ecco cosa c’è dietro la Simon Fiduciaria

di Stefano Sansonetti

Dalla galassia Agnelli ai finanziamenti alla renziana fondazione Open, passando per la società degli spioni informatici. Spuntano curiosità a non finire dietro la Simon Fiduciaria, ossia il veicolo in cui il gruppo francese Vivendi ha parcheggiato il 19,19% di Mediaset (conservando un 10% dell’azienda Tv). L’operazione, giova ricordare, era stata innescata dall’Antitrust, visto che gli stessi francesi sono azionisti di maggioranza di Tim con il 23,9%. Insomma, dovevano scegliere dove alleggerirsi. La Simon Fiduciaria, che agirà come trust nella gestione della partecipazione, è sconosciuta alla maggior parte degli osservatori. Ma nel recente passato ha lasciato una traccia nella lista dei finanziatori della Fondazione Open, con un “obolo” di 20 mila euro. Il tutto, al di là della cifra, non senza qualche polemica.

Lo strumento – La fiduciaria, infatti, è una società perfettamente legale, che però viene utilizzata per schermare i veri proprietari di un asset. Diciamo subito che oggi fa capo alla Ersel Sim, a sua volta controllata dal gruppo Ersel, storica boutique finanziaria della famiglia torinese Giubergia. Nel luglio del 2015 La Notizia aveva rilevato la Simon Fiduciaria come azionista indiretta di Hacking Team, società che produce software spia venduti ai Servizi segreti di mezzo mondo e che in quell’anno era assurta agli onori della cronaca per aver subìto un attacco informatico con la sottrazione di ben 400 giga di file riservati. Ebbene, tramite la società di investimento Innogest in quell’anno Hacking team era partecipata da un’altra società del gruppo Giubergia, ovvero la Ersel Investimenti, il cui capitale risultava diviso tra due fiduciarie: la Nomen (69,88%) e appunto la Simon (30,12%). Sempre all’epoca, risalendo la catena di controllo, le due società in questione risultavano riconducibili al 70% a una terza fiduciaria, Sofegi, il cui azionariato era in mano alla famiglia Grande Stevens, con in prima fila Franzo Grande Stevens. Quest’ultimo è uno degli storici avvocati della famiglia Agnelli, già vicepresidente della Fiat e della Juventus.

Dopo gli articoli de La Notizia, però, questi assetti sono radicalmente cambiati. La Ersel Investimenti è uscita dalla Innogest, e quindi da Hacking Team. Ma anche Nomen e Simon hanno cambiato proprietà. La Sofegi, in una sorta di scambio, ha infatti ceduto le due fiduciarie alla Ersel Sim. Nell’accordo di vendita, a quanto pare, Sofegi è stata assistita da uno dei legali dello studio Grande Stevens, Michele Briamonte, già consulente legale dello Ior ed ex consigliere di amministrazione di Mps.

Sviluppi – Ma la famiglia non sembra aver mollato del tutto la presa sulla fiduciaria, se è vero che vicepresidente della Simon è ancora Riccardo Grande Stevens. L’appetibilità delle due fiduciarie, oltre all’inserimento in alcuni gangli finanziari riservati, è data anche dalle partecipazioni gestite, stimate in diversi miliardi di euro. Insomma, c’è anche questo dettaglio di incroci nella partita che da Vivendi, controllata dal finanziere bretone Vincent Bolloré, arriva dalle parti di Mediaset e Tim, coinvolgendo altri attori come il fondo americano Elliott e la Cassa Depositi e Prestiti (azionisti anti francesi dell’ex monopolista). Il tutto per una partita economica enorme, che con la discesa in campo della Cdp chiama in causa anche il Ministero dell’economia e le azioniste di minoranze, ovvero quelle fondazioni bancarie rappresentate dall’Acri di Giuseppe Guzzetti.

Twitter: @SSansonetti