Dai Cinque Stelle uno sgarbo al premier per colpire il Capitano. Conte affronta l’Aula e mezzo gruppo M5S se ne va

Un’informativa puntuta quella che ha tenuto il premier Giuseppe Conte al Senato sui presunti fondi russi alla Lega. Nonostante il ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini, per stessa ammissione del premier, non gli abbia fornito nessuna informazione. Il vicepremier leghista non era presente a Palazzo Madama, fedele alla linea di snobbare il Parlamento. “Sarò al ministero a occuparmi di mafia, immigrazione, che è quello per cui mi pagano lo stipendio, e non di fantasie”, ripete come un disco rotto.

CASO SAVOINI. Laddove Conte ribadisce di non considerare il confronto tra governo e Parlamento “un molesto orpello del nostro sistema democratico”. E il Pd annuncia una mozione di sfiducia nei suoi confronti. “E’ una medaglia”, replica Salvini. Conte conferma la presenza di Gianluca Savoini, il leghista presidente dell’Associazione Lombardia-Russia indagato per corruzione internazionale, nelle due missioni a Mosca di Salvini a metà luglio e metà ottobre 2018. E almeno nell’occasione di luglio era accreditato nella delegazione del Viminale. E conferma che Savoini ha partecipato alla cena in onore del presidente russo a inizio mese, a Villa Madama, in qualità di partecipante al Forum che si era tenuto alla Farnesina su richiesta esplicita del consigliere di Salvini, Claudio D’Amico.

Ma non avendo Savoini “incarichi ufficiali o rapporti di collaborazione formali con membri di Governo”, il premier conclude che “allo stato non vi sono elementi tali che possano incrinare la fiducia” nei componenti dell’esecutivo. Conte rivendica la linea di politica estera italiana di dialogo con la Russia ma in piena fedeltà all’Ue e alla Nato. Il ministro dell’Interno a Conte che dice: “Qui tornerò ove mai dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata del mio incarico”, replica: “Cerca voti per una nuova maggioranza come si cercano funghetti in Trentino. No a giochetti di palazzo”.

ORDINE DI SCUDERIA. A Palazzo Madama, come non bastasse, scoppia un piccolo caso. Nel momento in cui Conte prende la parola la metà dei senatori Cinque Stelle si alza e va via. Sarà per il sì arrivato dal premier sulla Tav, si vocifera. E le voci trovano conferma nelle parole del pentastellato Mario Michele Giarrusso. E nella cravatta No Tav indossata da Nicola Morra che esce dall’Aula e segue l’informativa dagli schermi. Secondo quanto ricostruito da La Notizia alle 16,23, sette minuti prima dell’ora in cui è previsto l’intervento di Conte, dal gruppo M5S Senato parte un messaggino via chat ai senatori: “Cari colleghi visto che in aula era stata richiesta la presenza di Salvini e non del presidente Conte, quando entrerà il presidente Conte rimarrà in aula solo il nostro capogruppo Patuanelli”.

Un preciso ordine di scuderia che porta al capo politico dei 5Stelle. Una protesta per l’assenza Salvini, come si affrettano a spiegare dal Movimento, altro che il tunnel Torino-Lione. Nello specifico, sussurra un senatore, “un fallo di reazione di Di Maio al suo socio di governo che continua a punzecchiarci sulla Tav”. Ma la scelta politica lascia sul campo più di una vittima, anzi almeno tre. Le prime due sono Di Maio e Patuanelli: perché solo la metà dei senatori presenti obbediscono e gli altri disattendono. La terza vittima eccellente è Conte. Dal suo staff filtra un profondo disappunto per quello che viene considerato uno sgarbo istituzionale senza precedenti dal partito di maggioranza, che evidentemente non ha digerito il sì alla Tav. Sorride Salvini per nulla sfiorato dalla protesta dei suoi alleati. Se il bersaglio era il Capitano il colpo è andato decisamente a vuoto.