Dal caos romano rispunta Marchini. Il rampollo dai mille intrecci, tra appalti di Stato, finanza all’amatriciana, debacle immobiliari. E il solito aiutino pubblico

di Stefano Sansonetti

Il suo nome rispunta per l’ennesima volta. Complice il terremoto scatenato da “Mafia Capitale”, e la posizione più che scricchiolante di Ignazio Marino, il profilo di Alfio Marchini viene riproposto come possibile candidato sindaco nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. E viene riesumata la suggestione di un eventuale corteggiamento da parte di Silvio Berlusconi, disposto ad appoggiare “Arfio”. Ciò di cui non si parla mai, invece, è il giro di contatti, affari, soci, fiduciarie che riportano in Svizzera, fondi lussemburghesi e fallimenti che a vario titolo punteggiano il percorso del rampollo di una nota famiglia di costruttori all’epoca vicina al Pci. In molti sostengono che le attuali fortune di Marchini, appassionato e campione di polo, siano lontane da quelle del nonno Alfio. Ma ci sono dettagli che spesso sfuggono ai radar. Marchini, per esempio, detiene il 90% della Lujan, di fatto la sua holding di partecipazioni. Il veicolo, tramite la Immobiliare Madonna della neve, ancora oggi vanta una partecipazione del 16,2% nella Astrim, società che vive di appalti pubblici nei settori della gestione immobiliare e del facility management.

A TUTTA COMMESSA
Per la Astrim, in particolare, la gallina dalle uova d’oro si chiama Consip, la centrale acquisti del Tesoro che soprattutto tra il 2010 e il 2012 ha assegnato lotti plurimilionari alla società partecipata da Marchini. Tra l’altro nel capitale della Astrim, il cui ultimo fatturato disponibile è di 32 milioni di euro, c’è anche Unicredit, una delle banche finanziatrici del rampollo. Ma con un 13,6% c’è anche la Ma-Tra fiduciaria, recentemente inglobata nella Eurofinleading, un’altra fiduciaria che fa parte del gruppo svizzero Banca del Ceresio, con sede a Lugano. E sempre nella Astrim, con un 21,6%, c’è pure Methorios, ovvero quella che nella Capitale viene soprannominata la “merchant bank all’amatriciana”. E qui scattano le partecipazioni incrociate. Marchini, sempre attraverso la Lujan, è infatti azionista al 16,5% di Methorios. Nel capitale della merchant bank romana, guidata da Fabio Palumbo ed Ernesto Mocci, “Arfio” è affiancato da altri soci, tra cui la Futura Funds Sicav, società di investimento maltese che fa capo al fondo lussemburghese Optimum Asset Management, guidato dal finanziere Alberto Matta. L’esperienza in Methorios non pare però aver dato frutti esaltanti: l’ultimo bilancio, a causa di una serie di svalutazioni delle partecipazioni e altri problemi, ha chiuso con perdite da 16 milioni di euro. Quando si parla di Marchini, però, non si può non gettare uno sguardo dalle parti del quartiere Eur di Roma.

MATTONE AMARO
Qui ci sono le tre torri delle Finanze, soprannominate “Beirut” per lo stato di abbandono in cui versano, uno dei tanti fallimenti immobiliari della Capitale a firma pubblico-privata. Una decina di anni fa Marchini, con altri privati come il gruppo Lamaro (famiglia Toti), Idea Fimit (De Agostini) e Fondiaria-Sai (all’epoca dei Ligresti), attraverso Astrim era entrato nella società Progetto Alfiere. Questa a sua volta era entrata al 50% nella Alfiere Spa, affiancata con il restante 50% da Fintecna, la finanziara del Tesoro ora passata sotto le insegne della Cassa Depositi e Prestiti. Ebbene, la Alfiere Spa ha in pancia le tre torri al posto delle quali sarebbe dovuto nascere un centro residenziale da 130 milioni di euro firmato dall’archistar Renzo Piano. Il progetto, secondo stime poi diventate carta straccia, avrebbe dovuto garantire un ritorno di 565 milioni di euro. Per tutta una serie di problemi il piano è naufragato ben presto, mettendo Marchini e compagni, che avevano investito 20 milioni con l’aiuto delle banche, nella condizione di cercare disperatamente una fuga vendendo la loro partecipazione. Alla fine, dopo aver clamorosamente padellato l’investimento, i privati sono stati liquidati dalla Cassa Depositi e Prestiti. Marchini & Co. hanno sì subìto perdite, ma sono riusciti a metterci una pezza con il solito aiutino pubblico. E le torri sono ancora lì, disastrate, in attesa di diventare una nuova sede di Telecom.

LA POLITICA
Del resto la contiguità con la politica ha consentito a Marchini di galleggiare, nonostante gli scivoloni. “Arfio”, tanto per dirne una, è socio fondatore di ItaliaDecide, il pensatoio lanciato dall’ex presidente della Camera Luciano Violante. Ed è tra i soci fondatori di Italianieuropei, il think tank di Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Nel ’94 entrò nel Cda di Rai e Sipra, per poi uscirne in polemica con l’azienda. Ma è la dimostrazione di come il rampollo sia intrecciato a doppio filo alla politica.

Twitter: @SSansonetti