Dal Pirellone contributi per l’attività sportiva solo ai figli di chi vive da 5 anni in Lombardia

In Lombardia gli immigrati sono tagliati fuori dai contributi per lo sport, così come le famiglie italiane che si sono trasferite da altre regioni.

Dal Pirellone contributi per l’attività sportiva solo ai figli di chi vive da 5 anni in Lombardia

Sei un minore di quattordici anni figlio di genitori stranieri privi di cittadinanza che risiede in Italia? Le partite della squadra di calcio in cui militavi d’ora in poi potrai vederle solo da bordo campo. Sarebbe stato l’effetto di una disposizione della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) che di fatto avrebbe impedito ai bambini senza passaporto italiano di venire tesserati nelle squadre italiane. Ieri, dopo che era divampata la polemica, la Figc ha chiarito con una circolare che lo “ius soli sportivo” non verrà abolito. La circolare mette nero su bianco che tutti i minori privi di cittadinanza italiana possono essere tesserati (senza più il vincolo di aver compiuto i 10 anni di età) semplicemente dimostrando di avere un anno di frequentazione scolastica.

In Lombardia gli immigrati sono tagliati fuori dai contributi per lo sport, così come le famiglie italiane che si sono trasferite da altre regioni

In Lombardia, invece, si continua a discriminare bambini e ragazzi anche nello sport. Per l’accesso alla Dote sport, un contributo elargito a chi ha un minore in famiglia che pratica attività sportive, tra i requisiti richiesti c’è la residenza in Lombardia da almeno cinque anni di uno dei due genitori. Così a essere discriminati non sono soltanto i figli di stranieri, ma anche quelli di persone che si sono trasferite in Lombardia per motivi di lavoro (personale sanitario e scolastico, militari, forze di polizia) da un lasso di tempo inferiore. Contro questo limite si batte da sempre la consigliera regionale del Pd Paola Bocci, che ha anche cercato di farlo cancellare. “A febbraio del 2022”, dice, “avevamo chiesto con un’interrogazione se Regione non intendesse eliminare questo principio assolutamente ingiusto.

E l’allora assessore allo Sport Rossi (Antonio, l’ex campione olimpico di canoa, ndr) aveva risposto che bisognava modificare l’intera legge per farlo, decisione che sollecitiamo da tempo, ma mai attuata”. Ma non è finita qui. “In questi anni, ho conosciuto ragazzini e ragazzine di talento, compagni di squadra dei miei figli o di amici dei miei figli, che non avevano quel requisito d’accesso. Trovo profondamente ingiusta la norma sulla residenza di almeno 5 anni che persiste in Lombardia. È decisamente ipocrita gioire per le medaglie vinte da questi ragazzi e ragazze diventati giovani adulti, quando prima non viene data a chi proviene da altre nazioni o regioni, ma qui studia e cresce, la stessa possibilità di accesso allo sport dei propri coetanei”, insiste Bocci.

Per la Dote sport 2022-2023 Regione Lombardia aveva messo a disposizione 2 milioni di euro. Il bando era stato pubblicato il 20 febbraio. Il contributo a fondo perduto a rimborso, totale o parziale, copre le spese sostenute per le attività sportive dei minori di età compresa fra 6 e 17 anni compiuti o da compiere entro il 31 dicembre 2023. I beneficiari sono i minori iscritti a corsi o attività sportive, di almeno sei mesi, che prevedano costi compresi tra 100 e 600 euro. Su 36mila famiglie lombarde interessate, 15mila domande sono rimaste inevase. A non essere ammesse sono state 600 domande.

“Troppe famiglie rimangono escluse dalla misura, che si basa su graduatorie stabilite per valore Isee crescente, ma con poca trasparenza su quali sono i veri criteri di selezione, a maggior ragione per chi non viene nemmeno ammesso”, è il commento di Pietro Bussolati, consigliere regionale del Pd. Per la collega dem Bocci, il problema non riguarda solo la Dote Sport, ma in questo caso colpisce direttamente bambini e ragazzi: “È fondamentale e urgente modificare la legge quadro di riferimento per superare disuguaglianze ingiustificate. In base alle domande respinte sul criterio della residenza, si potrebbe calcolare l’adeguamento delle risorse per poter dare risposte a tutti gli aventi diritto”.