Dal voto segreto alla guerra. Le carte per vincere l’Expo 2030

Manca un mese al voto del Bie su Expo 2030 e la partita con Riyad non è chiusa. L'ex sindaca Raggi: "Sfida tra due visioni di mondo".

Dal voto segreto alla guerra. Le carte per vincere l’Expo 2030

La partita non è chiusa. Roma spera ancora nell’Expo 2030. A un mese dal voto dell’Assemblea generale del Bie (Bureau international des Expositions), atteso per il 28 novembre, la Capitale prosegue nell’operazione per raccogliere quanti più voti possibile. Compito affidato al Comitato promotore per l’Expo, guidato dal ministro e direttore generale, Giuseppe Scognamiglio. Il lavoro del comitato prosegue a tappeto, soprattutto in queste settimane cruciali per raccogliere i voti dei Paesi indecisi.

Manca un mese al voto del Bie su Expo 2030 e la partita con Riyad non è chiusa. L’ex sindaca Raggi: “Sfida tra due visioni di mondo”

Un lavoro che si avvale anche del supporto della Fondazione Roma Expo, con le imprese private schierate a sostegno della candidatura della Capitale. Su cui rimane una convergenza inter-istituzionale, ma anche un certo riserbo. Dopo il viaggio del capo dello Stato, Sergio Mattarella, in Francia, di Expo se n’è parlato poco. Una strategia forse: meglio agire che parlare. Il problema è che la concorrenza saudita resta agguerrita. Di recente era stato Scognamiglio a parlare nella commissione capitolina per Expo 2030 guidata dall’ex sindaca Virginia Raggi: in quell’occasione aveva detto che Riyad, la principale concorrente, può contare su 90 voti, Roma su circa 50 e la terza sfidante, la coreana Busan, su 35.

Cifre da confermare, certo, ma che darebbero a Roma la possibilità di giocarsi il ballottaggio. Riyad, per evitarlo, dovrebbe raccogliere 120 voti: impresa difficile e che quasi mai in passato è riuscita. Proprio l’ex sindaca Raggi, che da presidente della commissione segue il dossier da vicino, mostra ottimismo parlando con La Notizia: “Credo che Roma abbia tutte le carte in regola per giocarsi fino all’ultimo questa partita. Una città millenaria, crocevia di culture, che guarda al futuro con un progetto incentrato sull’inclusione e sulla sostenibilità: le vere sfide del futuro”. Quella del 28 novembre, sottolinea Raggi, non sarà solo una sfida tra due città, “bensì tra due visioni di mondo: io non ho dubbi su quale scegliere”.

Roma, quindi, non si arrende. E spera ancora di sconfiggere Riyad. Anche se già c’è chi mette le mani avanti, come se la sfida fosse persa. Per esempio il presidente del Comitato promotore, Giampiero Massolo, in queste ore sottolinea che “il metodo resterà”. Quasi un’ammissione di sconfitta.Bisogna, comunque, arrivare al secondo turno, dove Roma può sperare di sconfiggere la concorrenza saudita. La vittoria di Riyad al primo turno non è facile, per quanto i sauditi abbiano speso in lungo e largo per convincere diversi Paesi a sostenerli. Roma deve prendere più voti di Busan per giocarsi il ballottaggio e, in questo caso, la possibilità sembra concreta.

Si decide il 28 novembre. La Capitale punta a ribaltare i pronostici al ballottaggio

Al secondo turno, poi, può cambiare tutto. Innanzitutto perché chi voterà per la Corea al primo turno quasi certamente lo farà per Roma al secondo. Sia per una sorta di intesa tra le due città sia perché chi non vota l’Arabia Saudita al primo round non lo fa soprattutto per una questione di valori, di principi per cui viene ritenuta invotabile Riyad. Inoltre, chi sceglie Riyad al primo turno non è detto che lo faccia al secondo. Ciò in cui spera molto Roma è soprattutto il voto segreto.

Non a caso l’Arabia aveva chiesto di cambiare le regole e renderlo palese: sa che nel segreto delle urne tutto può succedere e ogni promessa può decadere. Un’arma a favore di Roma. Un ruolo importante potrebbe averlo anche il conflitto in Medio Oriente, che non gioca a favore di Riyad: qualcuno potrebbe pensare che un voto invierebbe un segnale sbagliato in questo momento. D’altronde Odessa è stata esclusa proprio perché in Ucraina è in corso una guerra. A Riyad non si combatte, ma le tensioni mediorientali potrebbero influire sul voto. E dare qualche chance in più a Roma.

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