Dall’Onu solo silenzi mentre la guerra diventa globale. Parla il docente dell’Università di Lüneburg, De Angelis

Dall'Onu solo silenzi mentre la guerra diventa globale. Parla il docente dell’Università di Lüneburg, De Angelis

Dall’Onu solo silenzi mentre la guerra diventa globale. Parla il docente dell’Università di Lüneburg, De Angelis

La guerra in Ucraina, quella tra Armenia e Azerbaijan, i golpe in Africa e, in ultimo, il conflitto in Israele. Marco de Angelis, docente all’Università di Lüneburg, che cosa sta accadendo?

“Per rispondere a questa domanda non sono sufficienti gli strumenti della scienza storica e quindi l’individuazione delle cause occasionali o locali, ma ci vogliono gli strumenti della scienza filosofica, in particolare della filosofia della storia. Occorre in sostanza comprendere le cause primarie, fondamentali degli eventi storici, quelle che ne spiegano le vere ragioni al di là delle motivazioni relative alla specificità del momento e del luogo. L’applicazione degli strumenti della scienza filosofica alla politica contemporanea ci conduce a una prima considerazione: dopo il 1945 non si pervenne per nulla a una pace vera e definitiva, ma soltanto a una tregua, perché le parti veramente in conflitto non erano da una parte gli alleati e dall’altra il nazifascismo, perché il vero e proprio conflitto era attivo all’interno dello schieramento delle forze alleate, ossia il conflitto tra il mondo capitalista e quello comunista. Per questo motivo si passò nel giro di pochissimo tempo dalla guerra, per così dire, ‘calda’, alla guerra fredda. Quest’ultima purtroppo continua ancora oggi, nonostante tutto quel che Gorbaciov fece per condurre il mondo a una pace definitiva. Ciò però non è nulla di strano e anormale nella storia, al contrario, essa procede tramite opposizioni e conflitti, solo così è possibile il progresso storico. Pensiamo per esempio al conflitto tra il mondo medievale aristocratico e quello moderno borghese: il passaggio dall’uno all’altro non avvenne in modo pacifico, ma attraverso rivoluzioni e guerre, dalle quali sorse il nostro mondo il mondo occidentale. Questa dinamica storica viene spiegata in modo altamente logico e scientifico nella filosofia della storia di Hegel. Già Eraclito aveva spiegato però che ‘Polemos’, ossia la guerra, domina la vita e compito dell’uomo è, attraverso il Logos, ossia la ragione, gestire Polemos e far sì che da esso risulti invece ‘armonia degli opposti’, come si esprime letteralmente il grande saggio greco. Nella propria filosofia della storia e in generale del proprio sistema filosofico il filosofo tedesco non ha fatto altro che esplicitare in modo più preciso e scientificamente accurato questo pensiero fondamentale di Eraclito. Si tratta della dialettica, senza la cui comprensione non potremo mai capire né la vita né la storia. Applicando queste categorie filosofiche, dobbiamo allora dire semplicemente che il Logos dopo il 1945 non è stato in grado di gestire Polemos e quest’ultimo, pur non riuscendo per il momento a sfociare in una guerra atomica e quindi distruttiva, comunque ha continuato ad agire indisturbato, alternando momenti di quiete apparente a momenti invece di acuta esplosione. Sembra che a partire dal 24 febbraio del 2022 si sia passati appunto a una fase di acute esplosioni prima con la guerra in Ucraina, poi con gli avvenimenti in Africa, in seguito quelli tra Armenia e Azerbaigian, e ora si è risvegliata anche la questione palestinese.
Ecco pertanto quel che sta accadendo: nella storia si generano conflitti, il che è normalissimo perché la vita si sviluppa attraverso opposizioni e quindi conflitti, il conflitto non può essere risolto oggi in modo militare, come sempre avvenuto in precedenza, ossia attraverso una guerra che stabilisca vincitori e sconfitti, pertanto siamo costretti a vivere in una situazione di Polemos continuo nel tempo e distribuito in vari punti dello spazio; ciò senza avere un vincitore e quindi passare a una nuova fase storica, a una nuova civiltà, e anche senza che il nostro Logos riesca a portare armonia nel mondo. Questo è quel che avviene nel mondo sin dal 1946”,

A suo parere c’è qualcosa che accomuna tutti questi conflitti?

“Al di là delle singole cause locali e occasionali la causa fondamentale e comune è che l’essere umano, pur essendo pervenuto alla consapevolezza della necessità di dominare Polemos con il Logos e avendo sulla base di tale consapevolezza dato vita alle Nazioni Unite, tuttavia non è riuscito a fare in modo che l’ONU abbia il potere effettivo di mediare e quindi di portare l’armonia laddove cause occasionali rischiano di portare al Polemos. Le superpotenze e le altre nazioni aventi il diritto di veto bloccano reciprocamente qualsiasi iniziativa di pace, per cui alla fine l’ONU non riesce ad essere di fatto quel che essa è in linea di principio, ossia l’istituzione capace di gestire in modo razionale i conflitti. Se vogliamo dare una spiegazione meno astratta e più concreta, il conflitto è quello oggi tra Occidente e non-Occidente. Mentre l’Occidente è caratterizzato almeno apparentemente da un’ideologia comune, quella del liberalismo democratico, il non-Occidente è al proprio interno molto variegato e va dal comunismo cinese agli Stati islamici, a democrazie giovani e non ancora stabilizzate, come la Russia, a democrazia connotate da una forte presenza religiosa, come per es. l’India, per passare poi agli Stati dell’America Latina, tradizionalmente poco amici degli Stati Uniti. Il conflitto si è esteso, strutturandosi come un conflitto dell’Occidente contro il resto del mondo. Il motivo di ciò è legato al fatto che l’Occidente, animato dall’ideologia capitalista il cui principio fondamentale è la concorrenza, ha sfruttato il resto del mondo quanto più ha potuto e ancora lo fa oggi. Ciò ha causato nel corso degli ultimi secoli un crescente sentimento antioccidentale che non è legato soltanto all’ideologia comunista, ma per esempio anche a motivazioni religiose, come nel caso del recentissimo attacco ad Israele”.

L’operazione di Hamas in Israele è stata sostenuta e foraggiata dall’Iran, storico alleato della Russia, e tanto è bastato a diversi esperti per affermare che dietro questa escalation ci sia lo zampino di Putin. Lo stesso viene accusato anche per le tensioni in Africa, dove opera la Wagner. Ma è davvero tutta colpa del presidente russo?

“Ripeto, la mia posizione è filosofica e non tanto storico- sociologica. Nessun esponente politico, per quanto potente possa essere, come per esempio Putin o Biden, può essere ritenuto colpevole e quindi la causa di quel che accade. Le cause nel senso profondo del termine, quindi filosofico e scientifico, sono di ben altra natura e molto più profonde, per cui domani, se anche dovessero venir meno Putin o Biden, purtroppo la situazione di fondo non cambierebbe nella sostanza, potrebbe esserci forse un temporaneo periodo di rallentamento della furia di Polemos, ma quest’ultimo poi sicuramente riprenderebbe in un momento successivo. Stiamoci però attenti, con altri protagonisti Polemos potrebbe anche accelerare o esplodere ancora più forte! È sul Logos che dobbiamo agire, ossia sull’ONU, dobbiamo fare in modo che l’ONU funzioni veramente come istituzione capace di mediare i conflitti e portare armonia nel mondo, altrimenti non ne usciremo mai”.

Ci tolga un dubbio, se si fosse risolta la guerra in Ucraina attraverso la diplomazia saremmo comunque arrivati a questo scenario internazionale fatto di guerra e morte?

“Se gli uomini dopo il 1945 e poi ancora dopo la grande operazione pacificatrice di Gorbaciov avessero seguito il Logos, la guerra in Ucraina non ci sarebbe neanche stata. Essa non è una causa di quel che sta avvenendo oggi, per esempio in Israele, ma una conseguenza del fatto che gli uomini in questa fase storica chiaramente stanno rinunciando al Logos e stanno lasciando che Polemos domini incontrastato.”

In un’intervista a Repubblica l’ex ministro dem Guerini afferma che “il Pd è dalla parte giusta della storia” e quindi dopo l’appoggio all’Ucraina, sosterrà Israele. Insomma la stessa linea del governo Meloni. Possibile che si ragioni solo per schieramenti e non si punti sulla diplomazia?

“Pensare di essere dalla parte giusta della storia significa proprio non aver capito la logica della storia, perché la parte giusta della storia non è mai una delle due parti in conflitto, ma sempre l’unione e l’armonia degli opposti. Per questo motivo chiunque sia schierato da una delle due parti automaticamente è dalla parte ingiusta della storia, ossia dalla parte del Polemos e non del Logos.”.

Quanto ci stanno costando queste guerre per procura che ormai infiammano mezzo pianeta? E cosa pensa potrà accadere nel futuro?

“Ci stanno costando tante vite di giovani costretti ad andare in guerra, una guerra le cui motivazioni vere essi sicuramente non capiscono, che è stata decisa da persone più anziane, le quali anziché proteggere i giovani, li mandano a morire. Questi conflitti ci stanno costando tante morti di civili da tutte le parti, bambini, donne, anziani. È una vergogna che l’umanità ancora oggi dopo che la filosofia ha chiarito come pervenire alla pace definitiva, non riesca ad avere l’intelligenza capace di capire questa logica della storia, di opporsi alla logica del Polemos e di schierarsi invece dalla parte del Logos. Di ciò ne siamo tutti colpevoli, perché ormai i testi filosofici dei grandi pensatori che hanno studiato e approfondito la teoria della pace sono ben conosciuti e studiati non solo dagli specialisti, ma anche da tante persone interessate. Oggi manca un vero e proprio movimento e partito filosofico, un movimento serio degli intellettuali super partes, che guidi l’umanità a gestire Polemos tramite il Logos. Fin quando gli uomini non daranno vita a questo movimento filosofico-politico super partes, Polemos regnerà incontrastato”.