Sono passati poco più di dieci giorni, eppure il governo sembra aver già dimenticato quanto Palazzo Chigi comunicava solo il 20 ottobre. Allora la posizione era chiara: contro i dazi statunitensi sulla pasta al 107%, Roma aveva avviato colloqui bilaterali con Washington. Confermati, indirettamente, anche da Donald Trump. Ora, passati poco più di dieci giorni, le ipotesi sono due: o Antonio Tajani non ricorda che la linea fatta trapelare da Chigi era questa o, forse, le trattative con gli Usa sono fallite. E per questa ragione il ministro degli Esteri si trova a chiedere un aiuto a Bruxelles e, nello specifico, al commissario al Commercio, Maros Sefcovic, che ha condotto le trattative con gli Usa per l’accordo sui dazi al 15% tra Stati Uniti e Ue.
Dazi sulla pasta, il governo cambia rotta e chiede aiuto all’Ue
Partiamo dal 20 ottobre. Trump rilancia un video in cui si sostiene che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, stia cercando di siglare accordi commerciali con gli Usa, scavalcando Bruxelles. Dopo l’imbarazzo iniziale, da Palazzo Chigi arriva una parziale smentita: il governo sostiene che le trattative commerciali sono guidate dalla Commissione. Ma aggiunge anche un’altra cosa: “È stata da tempo avviata un’interlocuzione bilaterale, che affianca l’azione della Commissione, sul tema dei dazi anti-dumping” prospettati da Washington nei confronti dei produttori italiani di pasta.
L’ammissione che su questo l’Italia stava trattando in autonomia. Ma ieri, incontrando proprio Sefcovic, Tajani sembra aver cambiato linea: sostenendo che non ci siano state azioni di dumping dalle aziende italiane, il ministro degli Esteri ha chiesto espressamente sostegno sui dazi anti-dumping proprio all’Ue e a Sefcovic. Un bel cambio di passo in soli dieci giorni. Sefcovic, da parte sua, parla di dazi “inaccettabili” e assicura che lavorerà a stretto contatto con il governo, garantendo il suo impegno nella trattativa con gli Usa.
A questo punto sembra evidente che l’Italia ha cambiato idea sulle trattative bilaterali con gli Usa, forse perché di risultati ne stavano portando pochi. Così Tajani si trova a ringraziare l’Ue e la Commissione “che non hanno mai lasciato indietro l’Italia”, dimostrandosi “sempre disponibili ad ascoltarci e difendere il commercio italiano”. Non solo, perché il vicepresidente del Consiglio conta su Bruxelles anche per un’altra partita sui dazi, quella relativa all’accordo per tariffe al 15% tra Ue e Usa. L’obiettivo di Tajani è di far rientrare nell’accordo anche alcuni settori altrimenti esclusi, come l’acciaio e l’alluminio, ma anche i macchinari e l’olio d’oliva. Evidentemente per il governo i dazi di Trump non sono più un’opportunità.