De Vito va ai domiciliari, ma non libera la poltrona. L’ex grillino è accusato di corruzione per aver agevolato alcuni progetti imprenditoriali

Marcello De Vito va ai domiciliari ma non libera la poltrona di presidente dell’assemblea Capitolina. Nonostante l’indagine per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sullo Stadio della Roma, l’arresto dello scorso 20 marzo e l’immediato allontanamento da M5S, l’ex grillino resta ancora in sella. Già perché dopo esser finito in carcere, a De Vito era arrivato prima l’ordine di espulsione dal Movimento e, subito dopo, il provvedimento di sospensione dal Consiglio comunale, per 18 mesi, dal prefetto di Roma.

MOSSE E CONTROMOSSE. Ma da parte sua nessun passo indietro che ne avrebbe decretato la decadenza perché convinto che tutto si sarebbe risolto con la scarcerazione e che questa gli avrebbe dato il diritto di ritornare in Aula Giulio Cesare. Ruolo che, per giunta, da 2 giorni è tornato vacante dopo le dimissioni del suo sostituto Enrico Stefano. L’indagine che sta levando il sonno a De Vito è quella che lo vede, assieme all’avvocato Camillo Mezzacapo, al centro di un sistema corruttivo. Infatti i due avrebbero preso soldi da alcuni costruttori, tra cui Luca Parnasi, per agevolare alcuni progetti imprenditoriali. A tradirli, però, erano state diverse intercettazioni tra cui quella del 4 febbraio 2019 tra Mezzacapo e De Vito.

LA COMETA DI HALLEY. Il primo a parlare è il legale: “Tieni presente questa cosa, la congiunzione astrale che si è verificata adesso non credo si riverificherà mai più”. Si tratta, per l’accusa, di un chiaro riferimento al fatto che M5s aveva conquistato sia il Campidoglio che il Governo nazionale e che la cosa andava sfruttata per far affari. De Vito, secondo i pm, sembrava interessato e così l’amico, abbandonando ogni precauzione, lo esortava ad agire: “eh… questa congiunzione astrale è tipo l’allineamento con la cometa di Halley, hai capito? allora noi, Marcè, dobbiamo sfruttarla sta cosa!”.