Camere zitte e… Mosca. Il decreto bollette blindato dal Governo. Nessun aiuto alla classe media. E il Parlamento non toccherà palla

Nelle prossime ore inizierà l’iter alla Camera con le audizioni. Ma sul decreto bollette non c'è alcuna possibilità di intervento.

Un pacchetto blindato, con i fondi previsti per specifici capitoli. Senza alcuna possibilità di intervento, se non per spostamenti a saldo zero. Così si presenta, agli occhi del Parlamento, il decreto bollette, entrato in vigore la scorsa settimana per fronteggiare l’emergenza energetica che si sta per abbattere sulle famiglie. E che nelle prossime ore inizierà l’iter alla Camera con le audizioni. Lo stanziamento complessivo, da oggi al 2030, è di 22 miliardi e 700 milioni, ma la cifra più cospicua, 7 miliardi e 700 milioni, è messa sul tavolo per il 2022. Poi a scalare fino al miliardo e 700 milioni previsto per il 2030.

Tante risorse che deputati e senatori vedranno passare sopra le loro teste. Le modifiche alla Camera e al Senato saranno infatti off-limits per una questione in apparenza tecnica, ma nei fatti decisamente pratica. Nel provvedimento manca una specifica disposizione che preveda un apposito stanziamento da destinare alla copertura di emendamenti che prevedano una spesa.

Le risorse sono già state reperite da capitoli di spesa preesistenti, con una serie di rimodulazioni. Questo significa che il governo farà muro contro correzioni che implicano un costo. Il testo è quindi un blocco intoccabile. Tutto in linea con il governo dei Migliori, che tra decreti e richieste di fiducia lascia sempre meno spazio ai parlamentari, liquidandolo per l’ennesima volta.

Salvo lamentarsi quando c’è un intervento sulle normative, come avvenuto sul Milleproroghe. Con buona pace degli appelli alla centralità del Parlamento. “In quale decreto abbiamo toccato palla?”, osserva Giovanni Vianello, deputato di Alternativa, che sul merito del decreto è intenzionato a dare battaglia: “Le bollette possono essere calmierate ulteriormente, le coperture possono arrivare intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi, che oggi sono ingiustificabili”. Eppure servirebbe qualche ritocco per potenziare la misura. Perché il raggio d’azione è molto limitato.

Decreto bollette, i redditi medi rischiano di pagare un conto salato

I redditi medi rischiano di pagare un conto salato al caro energia. La denuncia arriva dal Coordinamento libere associazioni professionali (Colap). “Quasi tutte le misure di sostegno messe in campo dal governo sono rivolte alla fascia di popolazione con Isee inferiore agli 8 mila euro, non fa eccezione il bonus bollette”, dice a La Notizia la presidente del Colap, Emiliana Alessandrucci. “Così facendo – aggiunge – viene lasciata senza protezione la classe media, parliamo di professionisti con reddito che va dai 20 ai 40 mila euro lordi annui. Pensare che il caro energia non riguardi anche loro vuol dire condannare una parte fondamentale del nostro sistema produttivo a morire o, nel migliore dei casi, a ridimensionarsi”.

E come se non bastasse, in un quadro tutt’altro che esaltante, resta sempre irrisolto il problema del caro-benzina. Le previsioni parlano di un’ulteriore crescita dei prezzi per il carburante, con la benzina che ha ormai sfondato il tetto dei due euro al litro. Per questo il Movimento 5 Stelle, con il deputato Giorgio Lo Vecchio, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia, Daniele Franco, per chiedere un intervento.

Il problema? tra le tante voce, comprese nel prezzo della benzina figura ancora il “finanziamento della guerra d’Etiopia (1935-1936) con un’accisa di 1,90 lire (0,000981 euro)”, insieme al “finanziamento della crisi di Suez del 1956 con un’accisa di 14 lire (0,000723 euro)” e la “ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963 con un aumento di 10 lire (0,00516 euro)”.