Era il 2017. Andrea Sempio era indagato per la seconda volta per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto del 2007. Sempio aveva 29 anni e fu intercettato: dopo l’interrogatorio del febbraio 2017 parlò al telefono con il padre. E parlò dei pm che, a suo giudizio, erano dalla sua parte.
“Mi hanno fatto domande che io ho capito perché me le facevano – dice in quell’intercettazione Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi – Però non gli ho dato la risposta… diciamo… perfetta. Comunque secondo me erano dalla parte mia”.
Delitto di Garlasco, le intercettazioni di Sempio
Le trascrizioni di quelle intercettazioni non furono complete e in alcuni casi non sarebbero state neanche corrette. E ora la procura di Pavia le sta nuovamente vagliando tutte, con tanto di riascolto di 806 file audio. L’obiettivo è anche capire come venne svolta l’indagine su Sempio, che non subì neanche perquisizioni.
Il telefono di Sempio fu posto sotto controllo per soli 15 giorni e vennero anche messe delle cimici per le intercettazioni ambientali. Sempio, da quel che emerge, sembrava ritenere quelli accertamenti come una sorta di atto dovuto. Con un amico disse ancora che i magistrati sembravano “abbastanza dalla nostra parte, tra virgolette: si vede che anche loro c’hanno voglia di finirla in fretta”.
Ai tempi Sempio finì nell’indagine dopo una perizia presentata dalla difesa di Alberto Stasi, unico condannato per il delitto. In quella perizia si parlava del Dna trovato sotto le unghie della vittima: per la difesa di Stasi era di Sempio. Non venne, però ritenuta attendibile la perizia, giudicando il campione non idoneo alla comparazione, ma senza effettuare un’analisi e limitandosi a fidarsi delle parole del precedente perito della procura. Oggi, però, su quel Dna sono in corso nuovi accertamenti.