La Sveglia

Democrazia minacciata. Libertà e diritti nel mirino. Nel 2023 peggiorate le condizioni in 52 Paesi

Il rapporto Freedom in the World 2024 rileva che la libertà globale è diminuita per il 18° anno consecutivo nel 2023.

Democrazia minacciata. Libertà e diritti nel mirino. Nel 2023 peggiorate le condizioni in 52 Paesi

A proposito di democrazie, di elezioni e di libertà vale la pena segnalare che il rapporto Freedom in the World 2024 rileva che la libertà globale è diminuita per il 18° anno consecutivo nel 2023. L’ampiezza e la profondità del deterioramento sono state estese: i diritti politici e le libertà civili sono diminuiti in 52 paesi e sono migliorati solo in 21.

Il rapporto Freedom in the World 2024 rileva che la libertà globale è diminuita per il 18° anno consecutivo nel 2023

Della questione russa e del conflitto in Medio Oriente ne leggiamo tutti i giorni ma problemi diffusi in tempo di elezioni, tra cui la violenza e la manipolazione, hanno portato a un netto deterioramento dei diritti e delle libertà nel mondo. L’Ecuador è stato declassato dallo status di libero a parzialmente libero perché le sue elezioni sono state interrotte da organizzazioni criminali violente, che hanno ucciso diversi funzionari statali e candidati politici. In Cambogia, Guatemala, Polonia, Turchia e Zimbabwe, i governanti storici hanno cercato di controllare la concorrenza elettorale, di ostacolare i loro avversari politici o di impedire loro di prendere il potere dopo il giorno delle elezioni.

I colpi di stato hanno continuato a cancellare le istituzioni democratiche e a togliere il diritto delle persone di scegliere i loro leader. A luglio, il Niger è diventato il sesto paese della regione africana del Sahel, dopo Burkina Faso, Ciad, Guinea, Mali e Sudan, a subire un colpo di stato dal 2020. Le libertà hanno continuato a deteriorarsi anche in Burkina Faso, che ha subito due colpi di stato nel 2022. Nel rapporto si sottolinea anche che Regno Unito e Ue hanno firmato accordi con due autocrati il presidente tunisino Kaïs Saïed e il presidente ruandese Paul Kagame. Il tema della mancanza di democrazia è molto più vasto di quel che sembra.