Destre in tilt sulle Commissioni Bicamerali

Il Centrodestra si è incartato nella ripartizione delle presidenze e delle vicepresidenze delle Commissioni bicamerali.

Destre in tilt sulle Commissioni Bicamerali

Sembrava una formalità e invece il Centrodestra si è incartato nella ripartizione delle presidenze e delle vicepresidenze delle Commissioni bicamerali. Tra veti incrociati, divisioni e richieste di compensazione avanzate da chi è rimasto fuori dalla partita per far parte della squadra di Governo e da quella – per certi versi speculare – dei sottosegretari, la maggioranza continua a rimandare di settimana in settimana ogni decisione.

Il Centrodestra si è incartato nella ripartizione delle presidenze e delle vicepresidenze delle Commissioni bicamerali

Segno evidente di come questo puzzle per assegnare una trentina di poltrone, tra presidenze e vicepresidenze, si sta dimostrando ben più complesso di quanto si potesse immaginare. A quanto pare a nulla è valso l’appello del presidente della Camera Lorenzo Fontana, il quale il 28 febbraio scorso, probabilmente intuendo le difficoltà, aveva sollecitato i gruppi parlamentari ad accelerare per arrivare a dare vita alle tanto attese commissioni.

Così, dopo oltre quattro mesi dalla nascita dell’Esecutivo, la partita è ancora aperta e si sta riproponendo lo spettacolo già visto in occasione delle nomine dei sottosegretari dove la maggioranza ha tribolato per settimane, rinviando di continuo le decisioni nel tentativo di accontentare i tanti delusi ma finendo per non riuscirci. Anzi se possibile le cose sono anche peggiori perché oltre alle commissioni bicamerali, l’8 marzo si è aggiunta pure la grana per le elezioni dei Consigli di presidenza delle magistrature speciali. Quel che è certo è che Giorgia Meloni si starebbe spazientendo non poco davanti alle pretese degli alleati.

Proprio per questo e vista l’impasse, starebbe lanciando messaggi inequivocabili affinché si sblocchi rapidamente la situazione altrimenti farà da sé. E per evitare l’ennesimo atto di forza che sicuramente finirebbe per indispettire sia Matteo Salvini, il quale non ha nessuna intenzione di puntare i piedi più di tanto, che Silvio Berlusconi che non aspetta altro per creare altre grane in coalizione. In sostanza la proposta, in stile ‘prendere o lasciare’, prevederebbe una spartizione così immaginata: sette presidenze a Fratelli d’Italia, quattro sia a Lega che a Forza Italia e due a Noi Moderati e un’ultima casella vuota che verrà giocata come un jolly.

A queste si aggiunge la presidenza del Copasir, già andata al dem Lorenzo Guerini, e quella per la Vigilanza Rai che, per prassi consolidata, dovrebbe finire alle opposizioni e in particolare, secondo un patto siglato tra Giuseppe Conte e l’allora leader Pd Enrico Letta, al Movimento 5 Stelle. Poi ci sono le due commissioni d’inchiesta già approvate, l’Antimafia e quella sul femminicidio, che andranno spartite e in cui i giochi sono più che aperti.

Ma le poltrone non sono finite qui perché al momento sono state depositate, tra Montecitorio e Palazzo Madama, non meno di cinquanta proposte per istituire nuove commissioni parlamentari d’inchiesta, da quella sul Covid – che viene data già per scontata – a quelle sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e fino a quella sull’omicidio di Angelo Vassallo. Insomma nei prossimi mesi, questa è la speranza della maggioranza, ci saranno altre poltrone per tenere a bada gli scontenti. Stando a quanto trapela, Fratelli d’Italia avrebbe già opzionato alcune presidenze.

In ballo la guida delle commissioni Antimafia, Covid e sulla morte di David Rossi

Al momento viene data per certa la guida della commissione parlamentare Antimafia, quella di vigilanza su Cassa depositi e prestiti, e quelle su Schengen e sulle Semplificazioni. Altre due caselle dovrebbero essere la guida della commissione sulla gestione del Covid e quella sulla morte di David Rossi. Ma Meloni starebbe puntando anche la commissione per l’infanzia e l’adolescenza, la commissione speciale per il riconoscimento dell’insularità e quella d’inchiesta sul caso del Forteto con cui si stanno cercando di acclarare i fatti accaduti presso la comunità omonima.

Alla Lega dovrebbe finire quasi sicuramente la commissione per l’attuazione del federalismo fiscale e quella sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati mentre le altre due sarebbero da individuare. A Forza Italia, invece, dovrebbe finire la commissione Banche e, molto probabilmente, anche quella sull’Anagrafe tributaria, più altre due.

Renzi continua a insistere sulla Boschi alla Vigilanza Rai

Complicata e ancora aperta la partita per la presidenza della Vigilanza Rai che spetta alle opposizioni. Il nodo dovrebbe risolversi martedì, data in cui è stata convocata la prima riunione della commissione, ma in queste ore la tensione tra M5S e Terzo polo è salita alle stelle. Matteo Renzi, infatti, non vuole arretrare di un passo e come un disco rotto continua a insistere su Maria Elena Boschi sfruttando il fatto che i pentastellati graditi alla maggioranza, ossia Chiara Appendino e Alessandra Todde, sono rimasti fuori dalla Vigilanza e quindi i Cinque Stelle dovrebbero proporre uno tra Riccardo Ricciardi e Barbara Floridia. E se andrà così il Pd ha già fatto sapere che terrà fede al patto votando il candidato pentastellato mentre il Terzo polo potrebbe proporre la Boschi sperando di far convergere su di lei i voti della maggioranza.

Ma la settimana prossima dovrà servire anche per chiudere l’altra partita, strettamente legata a quella delle commissioni, relativa ai componenti dei Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, della Corte e dei Conti e della giustizia tributaria. Qui a tenere banco è il braccio di ferro tra Pd e FdI nato dalla decisione della Meloni di mettere davanti a un aut aut le opposizioni. Questo perché la premier ha proposto una ripartizione, per la presidenza degli organi di autogoverno delle magistrature speciali, uno schema secondo cui alla maggioranza spetterebbero nove poltrone su dodici, lasciando le ultime tre a Pd, M5S e Terzo polo. Una ripartizione che è stata respinta al mittente e rinviata a data da destinarsi.