Di Maio e i voltagabbana, torna virale il video del 2017: “Mercato delle vacche”

Di Maio e i voltagabbana: una storia lunga che risale al 2017. Tuttavia quelle parole ritornano e fanno sorridere così come riflettere.

Di Maio e i voltagabbana: era il 2017 e l’attuale Ministro degli Esteri attaccava chi cambiava partito e casacca. Oggi, quelle parole emergono quasi come un boomerang che fa sorridere ma soprattutto riflettere. Se le sue richieste fossero diventate realtà, oggi sarebbe stato costretto alle dimissioni.

Di Maio e i voltagabbana: una storia lunga

Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto addio al Movimento 5Stelle. La sua decisione ha creato una scissione nel Movimento con alcuni componenti 5Stelle che hanno deciso di seguirlo. Tuttavia, la sua decisione ha riportato alla luce dagli archivi digitale un video in cui attaccava i cosiddetti “voltagabbana”. Era il 2017Luigi Di Maio era un deputato del Movimento 5 stelle (al primo mandato) e se la prendeva proprio con chi lasciava un partito per entrare in un nuovo gruppo. Il suo attacco era verso chi rimaneva “attaccato alla poltrona e al mega stipendio”. Guarda caso, le stesse accuse che sta ricevendo nelle ultime ore per la sua decisione di lasciare i 5Stelle e fondare il nuovo partito “Insieme per il futuro”.

“Questa è la legislatura con il maggior numero di cambi di casacca: introduciamo un sistema di vincolo di mandato per i parlamentari“: parole oggi che sembrano quasi tornare indietro come un boomerang molto pericoloso. Se ci fosse stato il vincolo di mandato, Di Maio con la sua ultima decisione si sarebbe dovuto dimettere.

Torna virale il video del 2017: “Mercato delle vacche”

Il video che è diventato virale nelle ultime ore, risale al 2017 e ovviamente è Luigi Di Maio il protagonista. Le sue furono parole molto forti verso che cambiava partito: “È un vero e proprio mercato delle vacche che va fermato. Per questi parlamentari contano solo la poltrona, il mega stipendio e il desiderio di potere”. E ancora: “Su di noi abbiamo applicato una regola chiara: chi cambia partito tradisce gli elettori, e quindi deve rimborsare il M5s”. 

 

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