Di Maio riparte dalla Via Emilia. Niente intese col Pd alle Regionali. Il leader M5S: lo statuto vieta alleanze con i partiti. Ma c’è chi spinge per un nuovo voto su Rousseau

“Da statuto non possiamo sostenere il candidato di un partito, ne ho parlato anche con Beppe. Qui il Movimento è vivo e pronto a combattere, faremo una campagna itinerante e aperta fino all’ultimo”. Così Luigi Di Maio, a Bologna nell’incontro con i cinquestelle emiliani (400 tra eletti e attivisti), insiste sulla linea del no a Stefano Bonaccini (che è del Pd) e della corsa in solitaria. Eppure Beppe Grillo è stato chiaro: il futuro del M5S è con i dem, solo con loro possibili “alti progetti”. La linea dimaiana non trova riscontro unanime all’interno del Movimento. Tanto a livello nazionale quanto a livello locale. I pentastellati sono divisi tra quanti vogliono correre da soli e quanti sono propensi ad allearsi col Pd e per questo invocano un nuovo voto sulla piattaforma Rousseau con domanda diretta ai cittadini delle rispettive regioni. In questo secondo gruppo spicca Roberta Lombardi, capogruppo in Regione Lazio, ma anche molti ministri, da Vincenzo Spadafora a Federico D’Incà, fino al presidente della Camera Roberto Fico.

Più frastagliata la situazione a livello locale e tra i parlamentari emiliano-romagnoli. Sostenitori del correre da soli sono la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni e l’ex sottosegretario Michele Dell’Orco. Due senatori, Maria Laura Mantovani e Gabriele Lanzi, hanno messo nero su bianco il loro “no” al Pd. A livello locale, però, c’è chi giura che almeno la metà dei consiglieri regionali è pronta ad apparentarsi col partito di Nicola Zingaretti: così Raffaella Sensoli e Andrea Bertani. A questo punto se non dovesse avverarsi un nuovo passaggio su Rousseau c’è chi non esclude il voto disgiunto per Bonaccini. Che ha lanciato ieri l’ennesimo appello: “Abbiamo le condizioni di vincere le elezioni con o senza i 5Stelle”, ai grillini la scelta “se restare schiacciati tra noi e la Lega, oppure provare a prendersi la responsabilità per governare”.

In Calabria situazione ugualmente magmatica. L’idea di candidare il professore universitario Francesco Aiello ha creato più di un mal di pancia. Circolano diversi nomi sui quali si potrebbe trovare un’intesa tra M5S e Pd come quello dell’imprenditore Pippo Callipo, sponsorizzato dall’imprenditore antimafia Nino De Masi. Di Maio prima di Bologna era atteso in Calabria ma l’appuntamento è saltato, ufficialmente, a causa del maltempo. Intanto il blog delle Stelle comunica che sono aperte – da oggi e fino al 4 dicembre – le candidature per le “regionarie” M5S su Rousseau. Attento osservatore degli smottamenti in atto tra i grillini è il premier, preoccupato per la tenuta del governo. “Il M5S – ha detto Giuseppe Conte – sta attraversando una fase di transizione, auspico presto questo rilancio”.

Al capo politico pentastellato il premier ribadisce fiducia: “Lavoriamo assieme da tempo”. E, a conferma, si schiera a favore della riforma della giustizia di Alfonso Bonafede, rilanciata con forza ieri da Di Maio che al Pd dice: “Andiamo avanti, non indietro” a partire dalla prescrizione. La riforma – dice il premier – “è nei punti programmatici della maggioranza ed è fortemente voluta anche dal presidente del Consiglio”. Conte, “sfidando” il Pd, nega sulla prescrizione allarmismi di sorta: gli effetti sulla norma che la fa scattare in coincidenza con la sentenza di primo grado si faranno sentire molto dopo gennaio 2020. Altro attento osservatore della rivoluzione tra i grillini, ma per ragioni opposte a quelle espresse dal premier, è il leader della Lega. Matteo Salvini spera di rosicchiare al M5S parlamentari ed elettorato.