Dl Sicurezza, intesa in stand by. Restano le distanze tra M5S e Pd. Lamorgese e De Micheli insistono sui canali diplomatici. Ma i pentastellati non cedono sulla linea della fermezza

Complice l’emergenza coronavirus e visto il moltiplicarsi delle partenze soprattutto dalla Tunisia, il tema migranti torna a monopolizzare il dibattito politico. Dal Governo assicurano che, al termine di un quinto incontro al Viminale, è stato trovato un accordo per rivedere i decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini, ma le posizioni dei pentastellati sembrano ancora distanti da quelle dei dem. Tanto che mentre le ministre dell’interno e dei trasporti, Luciana Lamorgese e Paola De Micheli, scelgono la linea del dialogo con Tunisi per cercare una soluzione agli sbarchi, il ministro degli esteri Luigi Di Maio usa il pugno di ferro (leggi l’articolo), assicurando che verranno chiusi i rubinetti alla Tunisia fino a quando non fermerà i barconi. E i sovranisti, in drastico calo di consensi e di argomenti, gongolano tornando a urlare all’invasione.

Ieri dal Governo hanno sostenuto che l’intesa sulle modifiche ai Decreti sicurezza è stata raggiunta su un testo da sottoporre all’attenzione delle autonomie locali e da approvare poi a settembre in in Consiglio dei ministri. Tra le novità, oltre all’eliminazione delle maxi multe alle navi ong e all’iscrizione all’anagrafe comunale per i richiedenti asilo, vi sarebbe un allargamento della possibilità di accedere alla protezione umanitaria, di fatto negata dal primo decreto Sicurezza, un ampliamento dei permessi speciali per chi rischia di subire “trattamenti inumani e degradanti” nel proprio Paese, chi necessita di cure mediche e chi proviene da Paesi in cui sono avvenute “gravi calamità” e il dimezzamento dei tempi di trattenimento nei Cpr (da 180 a 90 giorni), rivedendo anche il sistema di accoglienza Siproimi (ex Sprar), quello che permette ai richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale.

Un accordo trovato mediando tra Partito democratico, Liberi e uguali e Italia viva che da tempo chiedono non solo un superamento dei decreti Sicurezza ma un forte segnale di discontinuità con i provvedimenti firmati da Salvini, e il Movimento cinque stelle, che all’epoca dei decreti governava con la Lega, deciso a limitarsi ad accogliere i rilievi espressi dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Intesa però che sembra ancora più nelle promesse che nei fatti. Proprio ieri il ministro degli esteri, il pentastellato Di Maio, intervenendo sui continui sbarchi di migranti provenienti dalla Tunisia, è arrivato, durante la riunione del Comitato congiunto per la Cooperazione allo sviluppo, a chiedere di sospendere uno stanziamento di 6 milioni e mezzo di euro a favore di Tunisi in attesa di un piano integrato più ampio e di un risvolto nella collaborazione chiesta alle autorità tunisine in materia migratoria. Stessa linea del Movimento.

“Sono stati accolti tutti i punti voluti dal Movimento 5 Stelle – afferma il pentastellato Giuseppe Brescia – e le multe per le imbarcazioni che violeranno le leggi italiane rimangono e anzi diventano davvero applicabili”. “Ieri c’è stato un accordo tecnico ma ci sono elementi di fermezza. Dobbiamo trasmettere il messaggio che non ci saranno politiche più morbide. E il primo messaggio riguarda i rimpatri”, ha aggiunto il capo politico reggente Vito Crimi. Diverso l’approccio della ministra dem dei trasporti De Micheli e della ministra dell’interno Lamorgese, che puntano sui canali diplomatici. A mettere il dito nella piaga è così di nuovo il dem Matteo Orfini: “Se davvero c’è l’accordo sulla modifica ai decreti sicurezza, perché rinviare tutto a Settembre? Chiedo a Conte e al governo di passare dagli annunci ai fatti e di approvare le modifiche”.