Domiciliari a Zagaria, il Dap accusa Solinas. L’ordinanza del governatore sardo ha permesso la scarcerazione del boss dei Casalesi

Sulla circolare con cui, in piena emergenza coronavirus, sono riusciti a uscire dal carcere anche i boss è tutto uno scaricabarile. Ottenuto dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede un decreto per porre un freno ai domiciliari facili, facendo tornare dietro le sbarre chi è uscito senza troppi problemi, e cambiati i vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, è ora la commissione parlamentare antimafia a cercare di far luce su quanto accaduto e sulle responsabilità con una serie di audizioni.

Ecco così che per quanto riguarda la scarcerazione di Pasquale Zagaria, esponente del clan camorristico dei Casalesi, è stato indirettamente tirato in ballo anche il governatore sovranista della Sardegna, Christian Solinas. Davanti al presidente pentastellato Nicola Morra e agli altri componenti della commissione, Caterina Malagoli, direttore dell’Alta sicurezza del Dap, ha sostenuto che proprio per Zagaria “il problema è stato all’ufficio sanitario”, che il detenuto non poteva fare delle cure a Sassari dove era recluso e che lei aveva dato l’ok affinché potesse effettuarle a Cagliari, assicurandosi che fosse tenuto lontano da altri detenuti non essendo quella una struttura destinata a chi si trova al 41bis.

Così non è andata, il Tribunale di Sassari il 23 aprile ha concesso a Zagaria i domiciliari, di cui ancora sta godendo, e qui spunta fuori il presidente Solinas. “L’ordinanza della Regione Sardegna – ha affermato la direttrice – non ci permetteva di fare nemmeno una traduzione fuori dall’isola e non potevamo muovere nessun agente, non c’è stato il tempo”.