Dai Dpcm anti-Covid di Conte nessun vulnus costituzionale. Pubblicate le motivazioni del verdetto della Consulta. L’ex premier non usurpò i poteri del Parlamento

Pubblicate le motivazioni del verdetto della Consulta I Dpcm firmati dall'ex premier durante l'emergenza Covid non usurparono i poteri del Parlamento.

Dai Dpcm anti-Covid di Conte nessun vulnus costituzionale. Pubblicate le motivazioni del verdetto della Consulta. L’ex premier non usurpò i poteri del Parlamento

I famigerati Dpcm di Giuseppe Conte, additati come sintomo di una pericolosa deriva autoritaria dalla grancassa delle opposizioni con giornaloni e autorevoli giuristi al seguito (ricordate Sabino Cassese? leggi l’articolo), “non hanno conferito al Presidente del Consiglio dei ministri una funzione legislativa in violazione degli art. 76 e 77 Costituzione, né tantomeno poteri straordinari da stato di guerra in violazione dell’art. 78”.

DURA LEX. Ma solo “il compito di dare esecuzione alla norma primaria” contenuta in un precedente decreto-legge. Lo mettono nero su bianco i giudici della Corte costituzionale nella motivazione della sentenza con la quale, il 23 settembre scorso (leggi l’articoloqui la decisione), hanno dichiarato infondata la questione di legittimità sollevata dal giudice di pace di Frosinone in relazione al caso di una multa da 400 euro inflitta dai Carabinieri di Trevi nel Lazio a un cittadino che “si spostava a piedi in assenza di comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o di motivi di salute”.

Più nel dettaglio, sostiene la Consulta, il Dpcm del 10 aprile 2020, oggetto del ricorso, “si è limitato ad adattare all’andamento della pandemia quanto stabilito in via generale dalla fonte primaria”, cioè il decreto legge del 25 marzo 2020. Insomma la Corte Costituzionale esclude un trasferimento della funzione legislativa in capo al premier. La cui azione è stata improntata all’esercizio “della discrezionalità attraverso i principi di adeguatezza e proporzionalità”.