Il bazooka di Draghi stavolta spara a salve. I Sostegni appena varati si fermano ai 32 miliardi lasciati in dote dal governo Conte

I Sostegni appena varati dall'Esecutivo guidato da Mario Draghi si fermano ai 32 miliardi di euro lasciati in dote dal governo Conte.

Il bazooka di Draghi stavolta spara a salve. I Sostegni appena varati si fermano ai 32 miliardi lasciati in dote dal governo Conte

“Questo decreto è una risposta significativa molto consistente alle povertà, al bisogno che hanno le imprese e i lavoratori, è una risposta parziale ma il massimo che abbiamo potuto fare all’interno di questo stanziamento”. Parziale al punto che l’operazione da 32 miliardi, varata ieri, sarà corretta con un nuovo scostamento ad aprile. A dirlo è Mario Draghi nel corso della prima conferenza stampa tenuta – insieme ai ministri Daniele Franco e Andrea Orlando (qui per rivederla) – dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto Sostegni (qui una sintesi).

Trovato un compromesso sulla cancellazione dei vecchi debiti col fisco, sebbene abbia tutta l’aria di essere temporaneo (leggi l’articolo). Vengono cancellate le vecchie cartelle esattoriali fino a 5mila euro tra il 2000 e il 2010 per chi rientra in un tetto di reddito di 30mila euro. Rate e nuove cartelle esattoriali sospese fino al 30 aprile e una sanatoria ad hoc per le partite Iva in difficoltà.

Gli operatori economici possono accedere a contributi a fondo perduto, se hanno un fatturato fino a 10 milioni e nel 2020 perdite medie mensili del 30% rispetto al 2019: gli aiuti vanno da 1.000 euro per le persone fisiche (2.000 per le giuridiche) a 150mila euro. Per le imprese ci sono 5 fasce di ricavi con percentuali differenziate dei Sostegni, dal 60% per le più piccole al 20% per le più grandi.

Per quanto riguarda le grandi aziende si stabilisce che se sono in crisi ma con prospettive di ripresa possono attingere a finanziamenti agevolati da restituire in 5 anni: c’è un fondo di 200 milioni presso il Mise. Il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione del ministero del lavoro, è rifinanziato con 400 milioni ed è prorogata per tutto il 2021 l’integrazione salariale della Cigs per i lavoratori ex Ilva.

Il pacchetto lavoro prevede il blocco dei licenziamenti prorogato a giugno, e fino a ottobre per le aziende che usano la cassa integrazione Covid, valida fino al 31 dicembre (massimo 28 settimane), per 3,3 miliardi. Quelle con cassa integrazione ordinaria possono chiedere 13 settimane tra aprile e giugno per Covid, senza contributo addizionale. Previsti 1,5 miliardi per l’esonero dei contributi previdenziali dovuti da autonomi e professionisti. I contratti a tempo determinato possono essere rinnovati o prorogati senza causale fino al 31 dicembre.

Rifinanziato il Reddito di cittadinanza per 1 miliardo. E tre nuove mensilità del reddito di emergenza alle famiglie (1,52 miliardi). Una tantum da 2.400 euro per lavoratori stagionali, del turismo, termali e dello spettacolo che hanno perso il posto, e per quelli dello sport varia da 1.200 a 3.600 euro. Stanziati oltre 4,5 miliardi per la lotta alla pandemia tra acquisto di vaccini, farmaci, attività del Commissario, risorse per coinvolgere più medici possibile e farmacie per la somministrazione del vaccino.

Sono stanziati oltre 3 miliardi per gli Enti locali (800 milioni vanno al Tpl). Al turismo vanno i sostegni per 1,7 miliardi, fra cui 700 milioni per le zone danneggiate dalla chiusura degli impianti di sci e 900 milioni per gli stagionali. In arrivo 400 milioni di euro in più per la cultura: 200 milioni per spettacolo, cinema e audiovisivo, 120 milioni per spettacoli e mostre e 80 per il settore del libro e la filiera dell’editoria.

Alla scuola vanno 150 milioni per il recupero delle competenze e della socialità durante l’estate, e altri 150 milioni per aspetti più sanitari. Eventi e matrimoni: per le filiere più colpite dalla crisi (anche commercianti e ristoratori dei centri storici) c’è un fondo da 200 milioni. Ci sono 200 milioni in più per imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, 300 milioni per la decontribuzione nel settore agricolo, 100 milioni per la cancellazione di fiere e congressi e 150 per le fiere internazionali.