Economia immunodepressa. Ecco perché in Italia il Coronavirus può fare più male. Difficile stimare l’impatto sul Pil nazionale. Ma la vera partita per battere l’epidemia si gioca a Bruxelles

A ben vedere il Covid 19 (Coronavirus) rientra a pieno titolo nel nuovo gruppo degli “Ecovirus” ossia di quei virus scarsamente letali per l’uomo, ma decisamente letali per le economie. Ora il primo problema per l’Italia è che come tutti i virus, anche l’Ecovirus Covid 19 diventa particolarmente aggressivo in presenza di situazioni con patologie pregresse o con debolezze immunitarie conclamate. Ed è indubbio che in Italia il Covid 19 abbia trovato uno scenario economico afflitto da una grave sindrome immunodepressiva causata da patologie conclamate quali scarsa crescita, elevato indebitamento, scarsa produttività, limitata competitività, ed elevato peso fiscale. A questo proposito non è certo una novità il fatto che l’Italia continui a crescere a ritmi asfittici: Fmi, Governo, Ufficio Parlamentare del Bilancio, Istat, Banca d’Italia e Commissione Ue sono concordi nel prevedere una crescita del Pil italiano contenuto in una forchetta compresa tra lo 0,2% e lo 0,6.

VARIABILE EMOTIVA. Il secondo problema per l’Italia è che il Coronavirus, dato il suo forte impatto emotivo surriscaldato dai media, ha colpito soprattutto quei settori che per loro natura sono fortemente influenzati dalle emozioni e dalle paure. Delle ripercussioni sul turismo (10% del Pil italiano e 4 milioni di addetti) è stato già detto molto visto che al momento l’Ecovirus ha già reso monco il Carnevale di Venezia, rimandato il Salone del Mobile di Milano e completamente interrotto la programmazione per i periodi di Pasqua e i ponti primaverili. Non andrebbe, però, trascurato l’impatto del Covid 19 sul nostro settore agroalimentare (12% del Pil totale con 42 miliardi di export), anch’esso fortemente influenzato da comportamenti emozionali. Se un irlandese deve comprare una scatola di chiodi difficilmente andrà a verificare se sono stati prodotti da una impresa lombarda, mentre è assai probabile che la massaia belga, volendo comprare un prosciutto, ne controlli la provenienza.

POSSIBILE IMPATTO. A questo proposito è comprensibile, ma un po’ triste, registrare che i competitor stranieri stiano scoraggiando più o meno apertamente l’acquisto dei prodotti alimentari italiani. Ciò detto, quantificare oggi il possibile impatto del Covid 19 sulla nostra economia è particolarmente complesso perché correlato alla durata temporale dell’emergenza oggi non determinabile. Rimane il fatto che le conseguenze appaiono inevitabili e pesanti. Nomura, prima che il virus si radicasse in Italia, ipotizzava per il 2020 un Pil negativo dell’1,1%; il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco (nella foto), il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ipotizzano una perdita di Pil compresa tra lo 0,25 e lo 0,4% qualora l’emergenza si protraesse a tutta la primavera. In tutti i casi è del tutto evidente che la partita si vincerà o si perderà a Bruxelles.

(L’autore è un economista e docente Innovation Academy Trentino Sviluppo)