L'Editoriale

C’è già l’alibi migliore dei Migliori

Risate a crepapelle in tutta Europa, dove ci si chiede che fine ha fatto Mario Draghi, quello che i nostri giornaloni definivano l’erede della Merkel.

Risate a crepapelle in tutta Europa, dove ci si chiede che fine ha fatto Mario Draghi, quello che i nostri giornaloni definivano l’erede della Merkel. Irrilevante nel conflitto ucraino (mai andato a Mosca e passato da Kiev solo con la scorta di Scholz e Macron) il premier italiano è stato respinto con perdite insieme alla sua proposta di fissare un tetto al prezzo del gas.

Un prezzo che proprio ieri è crollato (-17% ad Amsterdam) per la scommessa su uno di questi due scenari: una tregua nel conflitto oppure la crescita europea dei prossimi mesi sarà così bassa da richiedere meno energia.

Ma torniamo a Draghi, che perso il Quirinale, perso Palazzo Chigi, ignorato dai manager pubblici che non versano la tassa sugli extraprofitti, per la serie “al peggio non c’è fine” adesso è chiamato a fare il tappetino alle destre, tirando fuori i soldi per ridurre il costo delle bollette e magari, mentre ci siamo, intestarsi la prossima Manovra finanziaria.

Due macigni su cui le destre non sanno che fare. Per le bollette, se Salvini chiede lo scostamento di bilancio e Berlusconi non lo esclude, Tremonti candidato dalla Meloni dice di no. Idee lontane come sul blocco navale e su chi dovrà fare il premier se avranno i numeri, ma su questo avranno anni per azzuffarsi dopo il voto.

Per questo, e per la situazione pesante dei conti pubblici, a una ipotetica Giorgia premier farebbe comodo se fosse Draghi a imbastire la Manovra, in modo da potersi scusare quando non riuscirà a far nulla delle mille cose che promette. L’alibi perfetto. Migliore dei Migliori.

 

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