L'Editoriale

Com’è umano Lei!

Non c’è da meravigliarsi se Draghi parla con tutti i partiti sdraiati ai suoi piedi e non con l’unico che ha osato non votargli una fiducia.

Com’è umano Lei!

Se fosse una cosa seria ci sarebbe da chiamare la neuro, ma siccome siamo nella crisi di governo più pazza del mondo allora non c’è da meravigliarsi se Draghi parla con tutti i partiti sdraiati ai suoi piedi e non con l’unico che ha osato non votargli una fiducia, quei 5 Stelle senza i quali ha detto di non voler più fare il premier.

Così Mario nostro si appresta a diventare un autentico grillino, adottando la tesi dell’uno vale uno, nel senso che le sue balle di tecnico valgono quanto quelle dei politici, e a meno di terremoti dell’ultimo istante già stamattina si rimangerà quanto promesso, restando a Palazzo Chigi perché in fondo glielo chiedono tutti: dalle piazze photoshoppate di suoi improbabili fan all’establishment al completo, comprensivo di poteri più o meno forti, sindaci, imprese, chiese e cancellerie.

Il sistema, insomma, che oggi si prende la rivincita sullo smacco del 2018, quando una forza né di destra né di sinistra riempiva il Parlamento per restituire ai cittadini un po’ dei privilegi e delle risorse che da decenni andavano sempre e solo ai soliti noti. All’epoca la decisione del Movimento di allearsi prima con Salvini e poi col Pd impedì quello che accade adesso, e cioè che gli acerrimi nemici (a chiacchiere) Letta, Berlusconi & C. si mettessero insieme per prendersi l’unica cosa che gli interessa davvero: il potere.

Adesso, invece, a meno di risposte clamorose sull’agenda sociale e i nove punti di Conte, le destre in maggioranza governeranno col Pd e la stampella dei tanti fuoriusciti dai 5S. Conte perderà altri pezzi e dovrà fare un lavoro duro, di controllo e opposizione, lavorando contemporaneamente sui territori, ma tra sei mesi questo giochetto sarà finito. E gli italiani potranno giudicare chi ha avuto più a cuore le cose da fare per aiutare il Paese e chi fino all’ultimo giorno le poltrone.

Perché di questo si tratta, e non dei micro aiuti che serviranno a poco e niente o del Pnrr che non evaporerà anche quando finalmente sarà il momento di votare. Sempre che i partiti e le folle adoranti di Draghi non gli chiedano di saltare la pratica e restare altri cinque anni. O anche sette, che si libera quel posticino al Colle che gli piace tanto.