L'Editoriale

I sovranisti costretti a tifare Putin

Chissà come fanno i calcoli quei coraggiosi che con sprezzo del ridicolo continuano a difendere Putin e la guerra santa contro l’Ucraina.

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Chissà come fanno i calcoli quei coraggiosi che con sprezzo del ridicolo continuano a difendere Putin e la guerra santa contro l’Ucraina. Che il ministro degli esteri di Mosca Lavrov farnetichi ci sta (leggi l’articolo), anche se è grottesco quando nega l’invasione russa o descrive i neonati dell’ospedale pediatrico di Mariupol come pericolosi combattenti meritevoli di essere bombardati (leggi l’articolo).

Ma che certi intellettuali da salotto, specie se televisivo, si accapiglino per dimostrare che la sorte di Kiev è tutta colpa della Nato, o che Zelensky è un criminale in quanto non si arrende, fa venire il voltastomaco. Senza tornare sulle conclusioni grossolane per cui le milizie fasciste responsabili dei massacri nelle regioni russofone sono la prova che tutta l’Ucraina è fascista, resta inequivocabile che attaccando con l’esercito uno Stato sovrano Putin si è seduto dal lato sbagliato della storia. Un passo che ha dovuto fare per mille motivi, a partire dalla necessità di arginare il dissenso interno usando la leva del revanscismo sovietico.

Ma per quale motivo qui in Italia in tanti sostengono ancora lo zar russo? Putin è notoriamente il papà di tutti i sovranisti, e anche se adesso Salvini e la Meloni si mettono sullo stesso piano chi gli stringeva la mano giusto nelle occasioni ufficiali, non è facile ammettere che il modello autocratico di Mosca è una ciofeca.

Un minimo di onestà, almeno nell’osservazione di quanto sta accadendo, dovrebbe però ricondurre tutti alla stessa durissima condanna, rinviando ad altri momenti il giudizio su tutto quello che c’è stato prima della guerra. Anche i sovranisti ci farebbero una più bella figura.