Guerra in Ucraina, Lavrov prende tutti per i fondelli. Tregua e corridoi umanitari restano un miraggio. Il summit con il ministro Kuleba è stato un fallimento totale

Dopo i fallimentari negoziati in Bielorussia e Turchia, c’è da chiedersi a cosa serva sedersi a un tavolo per fermare la guerra in Ucraina.

Guerra in Ucraina, Lavrov prende tutti per i fondelli. Tregua e corridoi umanitari restano un miraggio. Il summit con il ministro Kuleba è stato un fallimento totale

Dopo i fallimentari tre round negoziali in Bielorussia (leggi l’articolo) e quello in Turchia (leggi l’articolo), c’è da chiedersi a cosa serva davvero sedersi al tavolo della trattativa per fermare la guerra in Ucraina con i delegati di turno del Cremlino. Se nei primi incontri l’assenza di progressi veniva imputata al fatto che le delegazioni di Russia e Ucraina erano composte da personaggi di secondo piano, ora questo alibi viene smontato perché ieri ad Antalya, la città turca teatro del trilaterale, a sedersi al tavolo sono stati il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, l’omologo ucraino Dmytro Kuleba e il capo della diplomazia di Ankara, Mevlut Cavusoglu, in chiave di mediatore.

Guerra in Ucraina, anche il vertice turco si è concluso in un totale nulla di fatto

Eppure non c’è stato niente da fare perché anche questo vertice, sul quale erano puntati gli occhi di tutto il mondo, si è concluso in un totale nulla di fatto. Una totale assenza di novità che è stata aggravata da una sterminata serie di farneticazioni da parte del Cremlino per le quali è lecito domandarsi se Putin e i suoi non ci stiano prendendo in giro.

Il dubbio è lecito perché la sensazione è che la Russia stia recitando una parte, mostrandosi disposta a trattare per poi presentarsi all’appuntamento di turno e mandare tutto a monte. Eppure sul buon esito di questo trilaterale avevano scommesso perfino i mercati, tanto che alla vigilia tutti gli indici erano in forte risalita. Chi, invece, non ha mai creduto che ci potesse essere il benché minimo accordo era stato proprio il ministro Kuleba che a poche ore dal vertice aveva detto: “Ci stiamo preparando ai colloqui con la controparte russa, il ministro Lavrov” ma “parlando francamente, io ho aspettative basse dai colloqui. Non vi ripongo nessuna grande aspettativa”.

E così, purtroppo, è stato. Dopo un’ora e mezza di colloquio, il capo della diplomazia ucraina è apparso scuro in volto e con la testa bassa. Davanti ai cronisti ha rivelato: “Sono venuto qui con un obiettivo umanitario: speravo di uscire da questo meeting almeno con l’accordo per organizzare un corridoio umanitario da e per Mariupol, assediata dall’esercito russo” ma “Lavrov non è evidentemente in possesso del mandato per assumere una simile decisione”.

“Purtroppo siamo venuti qui con intenzioni e investiture diverse. Io nelle piene funzioni di Ministro degli Esteri, col mandato e la fiducia del mio governo per prendere impegni e trattare. Lui era qui esclusivamente per ascoltare” ha aggiunto Kuleba con una frecciatina al suo omologo. Ma la cosa più dura la racconta a conclusione della sua breve conferenza stampa: “La mia impressione è che la Russia cerca solo la resa degli ucraini. Ma non la otterranno. Siamo pronti ad una soluzione diplomatica, non alla resa”.

Guerra in Ucraina, Lavrov è ormai senza freni. Ripete tutte le menzogne di Putin

Poco dopo, in una conferenza stampa separata, a parlare è stato Lavrov. L’esperto diplomatico, ritenuto da molti ‘la colomba’ del Cremlino, sembra ormai aver rinunciato ad ogni freno, finendo per ripetere – come fosse un pappagallo – tutte le menzogne di Vladimir Putin. Così la guerra stessa viene negata dal potente ministro secondo cui “non abbiamo attaccato noi l’Ucraina. Si è creata una situazione che ha creato una minaccia per Mosca e prima di intervenire abbiamo fatto vari appelli inascoltati”.

A suo dire “vogliamo che l’Ucraina sia neutrale” e la Russia vuole continuare il dialogo tanto che “il presidente Putin non rifiuta un incontro tra presidenti” quindi con Volodymyr Zelensky, “ma bisogna fare prima tutto un lavoro preparatorio”, intanto a suo dire il governo ucraino “continua a sostituire il vero problema con effetti speciali”. Senza alcuna vergogna ha poi spiegato che “l’ospedale pediatrico di Mariupol finito sotto le bombe è stato a lungo usato dal Battaglione Azov ed è ancora sotto il controllo dei radicali ucraini. Anche l’Onu ne era informato. Non ci sono pazienti al suo interno”.

Parole senza senso, per giunta smentite dalle foto che hanno immortalato giovani madri insanguinate e portate via dalla struttura. Poi, come se non bastasse, ha sparato a zero sull’occidente: “Semmai è il Pentagono che su territorio ucraino sta sviluppando agenti patogeni che potrebbero essere usati per creare armi biologiche. Certo, la Casa Bianca lo nega e Ue e Onu dicono che non ci sono prove ma sappiamo che gli americani agiscono in segretezza”. Insomma una serie di falsità che mostrano come Mosca si sta facendo beffe delle sanzioni e di fermare la guerra non ne vuole proprio sapere.