L'Editoriale

La Giustizia di Willy e di Battisti

La telefonata del presidente del Consiglio ai genitori di Willy Monteiro è un gesto pieno di umanità e al tempo stesso di speranza nella giustizia. La morte di un ragazzo di appena 21 anni, dilaniato da un branco di coetanei, porta con se tutta la violenza e il deserto di valori in cui vive incosciamente e ben contento un pezzo niente affatto marginale del Paese. La vita che vale poco, come nei video giochi, perché ce n’è sempre una di ricambio, la droga a fiumi ovunque, l’odio sui social network, le famiglie che non hanno tempo e voglia di educare, hanno ancora da presentarci il conto.

Per questo le regole, e la giustizia in cima a tutto, sono un presidio invalicabile, col quale dobbiamo pretendere che si smetta di scherzare, com’è successo ancora una volta proprio ieri. Non può che essere uno scherzo, d’altra parte, l’ennesima decisione di un magistrato di sorveglianza sui carcerati, che ha deciso di dare uno sconto di pena al terrorista ex super latitante Cesare Battisti, che per buona condotta potrà detrarre 45 giorni dai suoi due ergastoli e decine di altri anni di reclusione.

Battisti, che da ieri è in sciopero della fame per protestare contro l’isolamento, il vitto che non gli piace e chissà quali altri trastulli pretende, richiama quella stessa giustizia a cui si è sicuramente attenuto il suo magistrato di sorveglianza, con la stessa logica e gli stessi codici che nei primi giorni del Covid hanno fatto uscire di galera più di duecento tra boss mafiosi condannati in via definitiva e criminali di spessore acchiappati con enorme sacrificio dalle forze dell’ordine e sotto massima sorveglianza in attesa di giudizio.

Ma mandare a casa questa gente, così come è stato fatto per Johnny lo zingaro, il pericoloso assassino appena evaso grazie a un permesso premio, non ha nulla a che vedere con la stessa giustizia che attendono i genitori di Willy e di cui abbiamo bisogno tutti, prima che lo Stato e il senso stesso della giustizia diventino una barzelletta, proprio come dovevano pensarla le bestie che per niente hanno divorato la vita di un ragazzo di 21 anni.