Dopo tre anni vissuti faticosamente – messe in castigo finché a Palazzo Chigi c’è stato un estraneo ai soliti circoli di potere come Giuseppe Conte – le premiate caste d’Italia tornano a festeggiare: in appena tre mesi di Draghi il vento della restaurazione è già una bufera. Facce che sembravano sparite per sempre, al massimo domiciliate in qualche pensionato, ricicciano fresche come le rose, pronte a riprendersi il Paese.
Molti di voi che state leggendo avevano i pantaloni corti quando Franco Bernabè governava l’Eni. Adesso diventerà presidente dell’ex Ilva, con la benedizione del ministro leghista Giorgetti. Ecco il nuovo che avanza, persino nella vicenda simbolo del peggiore disastro ambientale degli ultimi cinquant’anni. Anzi, sono proprio i simboli che vanno ostentati, per mostrare al popolo la fine che si prepara per i totem dei 5 Stelle, a partire dalla storica battaglia sui vitalizi.
Ieri con un colpo a sorpresa il presidente della Commissione Contenziosa del Senato ha restituito l’assegno mensile all’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, al quale era stato tolto dopo la condanna in via definitiva per corruzione, con costi milionari per lo Stato. Un via libera che apre la stessa strada a Del Turco, altro ex governatore condannato fino in Cassazione per mazzette nella sanità abruzzese.
Vitalizi che superano i tremila euro al mese, e che i garantisti di tutti i partiti rivendicano come sacrosanti, mentre le loro stesse forze politiche bombardano il Reddito di cittadinanza: poche centinaia di euro a chi non ha niente. Una casta senza vergogna.