L'Editoriale

Negoziati fra Russia Ucraina fermi al palo, pretendiamo un ritorno alla trattativa

I negoziati fra Russia e Ucraina sono di fatto fermi e il Papà è rimasto l’unico a chiedere la pace. Pretendiamo il ritorno alla trattativa.

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Negoziati fra Russia Ucraina fermi al palo, pretendiamo un ritorno alla trattativa

Come si possa fare la pace in Ucraina se l’aggressore Putin nega persino i massacri del suo esercito e l’Occidente riempie di armi Kiev è un assoluto mistero. Dopo 49 giorni di guerra non si sente quasi più parlare di negoziati fra Russia e Ucraina, e chi dovrebbe gettare acqua sul fuoco invece aizza le parti, a cominciare dal commissario europeo Borrell o dalla stessa presidente von der Leyen.

Fermi i negoziati fra Russia e Ucraina

E lasciamo perdere le provocazioni della Casa Bianca o l’inerzia della Cina, a cui non pare vero questo conflitto che sta azzerando la crescita economica di un competitor commerciale come Europa, e indebolendo Mosca, sua antagonista in Asia. Eppure nel Vecchio Continente una parte sempre maggiore dei popoli sembra essere consapevole che deve esserci una strada diversa per arrivare almeno a una tregua prima che sia troppo tardi.

Sul terreno ucraino è già in corso, infatti, una guerra mondiale, seppure combattuta da due soli Paesi, visto che Zelensky è sostenuto dagli arsenali e dalle risorse finanziarie di Europa, Usa e altri membri della Nato, mentre Putin oltre al suo esercito tra breve potrebbe ricevere rifornimenti bellici dai tradizionali alleati e da Pechino, fatti arrivare attraverso la Serbia.

Pretendiamo il ritorno alle trattative

Siamo perciò a un passo dall’Apocalisse, e nessuno può sentirsi escluso dallo spingere i governi a premere per un cambio di strategia nel cercare un compromesso. Nonostante il fallimento dei tentativi di Macron, Scholz e pochi altri prima dell’invasione, adesso Mosca potrebbe aver necessità di uscire in modo accettabile da un conflitto che le è costato caro militarmente. Quindi non si può lasciare il Papa da solo a chiedere la pace, ma smettiamo di tifare per l’aggressore o l’aggredito, e pretendiamo da chi ci governa anche a livelli di Onu e Unione europea gesti coraggiosi per far ripartire una trattativa.

Un compito a cui è sconsiderato rinunciare, perché il costo anche in termini economici lo stiamo pagando noi. E in ogni caso prendiamo appunti su chi si sta prodigando per dare segnali distensivi – i 5S contrari all’aumento della spesa militare – e chi invece soffia sul fuoco – le destre e il Pd con l’elmetto – tirando per una parte o per l’altra di uno scontro dove piuttosto che un vincitore è più facile perdere tutti.