L'Editoriale

Qui torna l’Italia peggiore

Con questo governo c’era da aspettarsi un ritorno ai vizi del passato, ma qui è una gara per riesumare l’Italia peggiore.

Qui torna l’Italia peggiore

Con questo governo c’era da aspettarsi un ritorno ai vizi del passato, ma qui è una gara per riesumare l’Italia peggiore. Non bastassero le solite porcherie della Manovra economica, sulla Giustizia, nell’obbedienza passiva agli Usa per armare l’Ucraina, ieri si sono esibiti tre titani delle destre e del pensiero liberale.

Ha cominciato la Ronzulli, fedelissima di Berlusconi, proponendo di rimettere in piedi le Province. Invece di affamare la bestia della spesa pubblica, e ridurre i costi della politica, si prova a far ripartire dei carrozzoni, il cui unico pregio è di assicurare altre poltrone a Lorsignori. Con scatto virile, ecco allora appalesarsi il collega forzista Gasparri, che strafottendosene del principio fondamentale di qualunque libero mercato, ha proposto di allungare le concessioni degli stabilimenti balneari, cioè una delle più scandalose rendite di posizione del Paese, al punto che la fine di questo sconcio ci è chiesta dall’Europa come condizione per darci i fondi del Pnrr.

Ma più “antico” di tutti è risultato il ministro dell’Economia, il leghista Giorgetti. In Consiglio dei ministri andavano fatte le nomine dei direttori delle agenzie fiscali, e alla faccia dello spoils system è stato confermato il renziano Ruffini e cacciato il 5 Stelle Minenna.

Malgrado le tante ciance sul riconoscimento del merito, entrambi hanno lavorato bene, ma uno dei due è figlio di un Dio minore. Così l’Italia guarda avanti con gli occhiali del passato. E cosa ci lasciamo alle spalle sullo spreco di denaro pubblico e scelte dei dirigenti lo sappiamo.