Tajani promette armi senza freni all’Ucraina

L'Italia continuerà a foraggiare l’Ucraina, puntando a ulteriori forniture di armi come se non ci fosse un domani.

Tajani promette armi senza freni all’Ucraina

Da un lato la caccia agli speculatori per mascherare le proprie carenze nel contrasto al caro carburanti, dall’altro scelte quantomeno discutibili che non fanno altro che fomentare la folle corsa dei prezzi. Sembra proprio un atteggiamento suicida quello che sta dimostrando in questi giorni il governo di Giorgia Meloni che più che cercare una strategia per fermare gli aumenti, sembra quasi – forse senza neanche rendersene conto – incoraggiarli. E non può che essere letta in tal senso la decisione di continuare a foraggiare l’Ucraina, puntando a ulteriori forniture di armi come se non ci fosse un domani, che allontanano la fine del conflitto con la Russia.

L’Italia continuerà a foraggiare l’Ucraina, puntando a ulteriori forniture di armi come se non ci fosse un domani

Esattamente quello che dovrebbe avvenire prima di subito per impedire ulteriori spargimenti di sangue o pericolose escalation ma anche per stabilizzare lo scenario internazionale – sempre più vicino a sfuggire di mano – e consentire anche la discesa dei prezzi delle materie prime, combustibili. In fin dei conti è un segreto che dal momento in cui il Cremlino ha lanciato la scellerata invasione dell’Ucraina, anche e soprattutto a seguito delle sacrosante sanzioni che sono state inflitte a Vladimir Putin & Co, il costo dell’energia e dei carburanti è schizzato sempre più in alto.

Eppure tutto ciò sembra non scalfire minimamente l’Italia che, malgrado sia tra i Paesi europei in cui il prezzo di benzina e diesel risulta più alto, si sta ostinando a mostrare i muscoli e si appresta a varare il sesto pacchetto di armi all’Ucraina e oggi in Senato ci sarà il voto sul decreto legge per la proroga della cessione di materiali militari a Kiev.

Insomma il supporto italiano non verrà meno e del resto sono settimane che lo ripete il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e visto anche che ieri tale concetto è stato ribadito pure dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che a Radio anch’io ha detto che “non ci sono freni sulla consegna dello scudo per la difesa aerea in Ucraina, abbiamo votato il rinnovo dell’autorizzazione a inviare armi a Kiev in un contesto europeo e della Nato, previa informazione del Parlamento”.

Proprio l’invio del formidabile sistema difensivo anti aereo denominato Samp/T, di fabbricazione italo-francese – il cui costo per unità comprensivo dei missili è di 750 milioni di euro -, è stato sollecitato perfino dagli Stati Uniti di Joe Biden e recentemente è stato al centro di ritardi che, sempre secondo il titolare della Farnesina, non dipendono da spaccature interne alla maggioranza ma dal fatto che “ci sono dei problemi tecnici da risolvere, per gli aspetti militari non burocratici, a cui il ministro Crosetto sta lavorando. Stiamo procedendo e non c’è nessuna frenata. Gli stati maggiori sono all’opera ma ci vuole tempo”.

Che alla fine si troverà la quadra, malgrado tentennamenti e resistenze da parte dei francesi, appare scontato visto che il governo italiano non sembra neanche contemplare l’ipotesi che l’invio possa naufragare. A lasciarlo intendere è la presidente della commissione Affari esteri del Senato Stefania Craxi, intervistata da Repubblica, secondo cui sull’invio delle armi “stiamo proseguendo in linea con il precedente governo” e “dobbiamo continuare a inviarne” perché “una pace disarmata purtroppo sta nel campo dell’ideale”.

Poi sul sistema missilistico la Craxi lascia intendere che l’unico impedimento è relativo al “reperimento di alcune componenti del Samp/T” per le quali si dovrà trovare un accordo “con la Francia”. Tutti proclami che provengono da forze politiche che si professano cattoliche ma che sembrano restare sorde davanti alle parole del Papa che da mesi chiede la fine delle ostilità, concetto ribadito anche ieri direttamente alla Meloni nel corso del loro incontro in Vaticano.

I Paesi della Nato e dell’Ue hanno esaurito le loro scorte per fornire aiuti all’Ucraina

La cosa più incredibile è che mentre l’Italia è decisa a fornire sempre più aiuti militari a Kiev, la Nato sembra frenare. “È vero, i Paesi della Nato e dell’Ue hanno esaurito le loro scorte per fornire aiuti all’Ucraina. Ed è stata la cosa giusta da fare, perché si tratta della nostra sicurezza. Ho sempre detto che tra rispettare le linee guida della Nato sulle scorte di armi o sostenere l’Ucraina è più importante scegliere l’Ucraina” ha spiegato il segretario generale del Patto atlantico, Jens Stoltenberg.

Insomma il messaggio tra le righe a Volodymyr Zelensky è che d’ora in poi riceverà meno armi, mentre quello ai Paesi membri dell’alleanza è di investire in armi. Come affermato dal leader della Nato a questo punto “la soluzione è aumentare la produzione di armamenti e i ministri della Difesa della Nato hanno deciso di aumentare lo stock”.

Gli ultimi sondaggi spaventano l’Ue. Il 48% degli europei vuole la pace anche a costo di cessioni territoriali

Quel che è certo è che ormai è evidente uno scollamento sempre crescente tra i leader che spingono per il fine guerra mai e i cittadini europei che chiedono la fine delle ostilità. Stando all’ultimo sondaggio realizzato da Euroskopia, network di società indipendenti di ricerca di mercato, sociale e politica, nel quale la rappresentante italiana è Swg, gli abitanti di tutta l’Unione europea concordano nel garantire un solido sostegno all’Ucraina ma allo stesso tempo auspicano che il conflitto termini il prima possibile, anche a costo di dover concedere a Mosca parte dei territori occupati.

A propendere per quest’ipotesi è stato il 48 per cento degli intervistati, il 32 per cento invece non vuole sentir parlare di alcuna concessione al Cremlino, il 12 per cento degli intervistati si definisce neutrale e l’8 per cento preferisce non rispondere. Guardando al caso dei singoli Stati Ue, il sondaggio rivela che complessivamente la maggioranza della popolazione dei Paesi appoggia le scelte del proprio governo con le sole eccezioni degli italiani, per i quali il supporto alla politica guerrafondaia è minoritario e si ferma al 45 per cento, e i greci con il gradimento al 38 per cento.

Altro dato interessante è che la scelta del governo austriaco di non fornire armi a Kiev viene supportata dall’80 per cento della popolazione che si è definita molto soddisfatta di tale decisione. Insomma se ancora tanti governi europei insistono sulla guerra, i loro stessi cittadini non sembrano più seguirli.