Elezioni fuori dal Comune. Da Cosenza fino a Isernia. Più candidati che elettori

Li criticano, li odiano, ma sono tantissimi gli italiani che sognano un futuro in politica. Basta dare un’occhiata ai candidati delle prossime Comunali

Li criticano, li odiano, ma sono tantissimi gli italiani che sognano un futuro in politica. Basta dare un’occhiata alle liste delle prossime elezioni amministrative di giugno per trovare di tutto di più. Un esercito di candidati a caccia di qualche ora di notorietà (o di permessi lavorativi) più che di un posto al sole. Perché per molti sarà impossibile riuscire a portare a casa anche un voto soltanto. Il caso più paradossale è quello di Carapelle Calvisio in provincia dell’Aquila, dove i soli 67 elettori dovranno scegliere tra ben 65 candidati. Sette liste in tutto alla competizione per l’elezione del sindaco; quattro sono composte però da appartenenti alle forze dell’ordine (nemmeno residenti in quel paese) che candidandosi stanno usufruendo di 30 giorni di aspettativa retribuita. Tanto a pagare è Pantalone. Il caso è arrivato in Parlamento nell’interrogazione di Gianni Melilla (Sel). “Ciò provoca abusi intollerabili con un danno per lo Stato e l’efficacia dei servizi di sicurezza con ricorso agli straordinari di chi deve sostituire chi si mette in aspettativa” – scrive Melilla che ha già presentato una proposta per modificare una legge del 1981 – “Si tratta di un privilegio utilizzato con spregiudicatezza che non dovrebbe appartenere a chi tutela l’ordine pubblico”. Una pratica abusata in tutta Italia: Carapelle è Paese.

LA GRANDE VALANGA – Ma non si pensi che la valanga di candidati contraddistingua solo i piccoli paesini. Spostiamoci soltanto di pochi chilometri. Siamo a Isernia, ridente cittadina in Molise. Considerando che parliamo di un capoluogo di provincia (seppur piccolo), i numeri sono semplicemente assurdi: quasi 600 – tra riciclati, trombati, ex neofascisti e amici degli amici degli amici – correranno per un posto in Comune (c’è pure la lista di Matteo Salvini!), per una media candidato-elettore di uno a 28. In pratica girare per le strade di Isernia è un incubo tra amici, parenti e conoscenti che, inevitabilmente, finiscono col chiedersi il voto reciprocamente. Finita qui? Certo che no. Scendiamo ancora più a Sud. Siamo a Cosenza: qui ne abbiamo delle belle. I numeri crescono in maniera esponenziale: oltre 1.300 candidati (Roma, per dire, ne ha circa 1.500) per un totale – udite udite – di 30 liste. In pratica, circa 50 abitanti ogni candidato. Ma in Calabria la gara elettorale è oltremodo sentita. E così pure a Crotone va in scena la corsa “per qualche voto in più”: 25 liste e più di 800 candidati. Non male per una città che conta, compresi anche i poppanti, 60mila anime. E che dire di Latina? Anche qui numeri record: 935 candidati. Un candidato ogni 126 abitanti. Compresi minorenni, ça va sans dire.

QUESTIONI DI FAMIGLIA – E ci sono anche le elezioni per eleggere il capo famiglia più che il sindaco. Come a Molise, piccolissimo comune dell’omonima Regione, dove per la fascia di sindaco si sfidano due fratelli. O a Falconara Albanese (Cosenza) dove a sfidarsi sono padre e figlia. Qui, però, nessuna divergenza come in Molise, ma un espediente per evitare il commissariamento. In un paesino con la gran parte degli abitanti all’estero e che, quasi sicuramente, non si recheranno alle urne, se ci fosse stato un solo candidato si sarebbe rischiato il commissariamento qualora non avesse votato il 50% degli aventi diritto.

Bizzarie. Dalla capra di Sgarbi alla Lista del grillo

capra_sgarbi“Capra, capra, capra”, lo slogan che contraddistingue il critico d’arte Vittorio Sgarbi diventa il cavallo di battaglia per le elezioni di Cosenza. Perché il critico ha messo in campo il suo “Partito della rivoluzione”, con la lista “Sgarbi laboratorio della bellezza” il cui simbolo identificativo è una capra in cima a un podio, per sostenere il candidato di centrodestra Occhiuto. In caso di vittoria, Sgarbi farà l’assessore. Tra i simboli sulla lista che fanno discutere c’è anche quello di “Alberona a 5 Stelle”. Siamo nel foggiano, ma nome e simbolo che farebbero pensare a un accostamento con i grillini, non hanno nulla a che vedere col Movimento. Una trovata di marketing che potrebbe ingannare gli elettori; i 5 Stelle, infatti, hanno dovuto precisare che con quella lista loro non c’entrano niente. E sempre in tema 5 Stelle a Torino è spuntata la “Lista del grillo” per sottrarre voti al Movimento. Per fermarla è partito un ricorso al Tar.