Macron e l’elettorato volatile contro Le Pen e la “fasciosfera”. Ecco il ritratto dei due candidati al ballottaggio per l’Eliseo

Emmanuel Macron e il suo elettorato volatile contro Marine Le Pen e il linguaggio da "fasciosfera". Ritratto dei due candidati al ballottaggio per l'Eliseo

La Francia tra 15 giorni sarà chiamata a scegliere tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen per il prossimo presidente che sederà all’Eliseo. A questo punto andiamo ad analizzare i due sfidanti che si contenderanno i voti dei francesi.

Macron, elettorato volatile – Emmanuel Macron, leader di En marche!, è giovane, molto giovane: a meno 39 anni, si candida per la prima volta all’Eliseo. È indubbiamente lui la vera e assoluta novità di queste presidenziali. Ma Macron guida un movimento nato poco più di un anno fa che non ha alcuna alcuna presenza strutturata sul territorio né nessun riferimento ideologico forte. Europeismo e anti-populismo sono le cifre del suo discorso pubblico, accompagnate da una serie di proposte che vanno dall’aumento della spesa sociale alla sicurezza e che sembrano voler accontentare tutto lo spettro moderato dell’elettorato francese, di destra e di sinistra. Uno studio esclusivo pubblicato dal Nouvelle Observateur, ricorda l’Agi, traccia un identikit delle aree di provenienza dell’elettorato potenziale di Macron, dal quale emerge che la gran parte dei consensi arrivano da chi aveva votato per Francois Hollande, circa il 40%. Ma si scopre anche che una buona fetta, il 20%, alle scorse presidenziali aveva votato per Nicolas Sarkozy. Il 15% circa, e questo è più comprensibile, proviene dal bacino elettorale di Francois Bayrou, il centrista che ha già concesso a Macron il suo endorsement. Mentre addirittura un 3% arriverebbe dall’elettorato di Marine Le Pen e il 2% da quello di Mélenchon. Insomma, un elettorato molto “volatile” che è punto di forza ma anche di debolezza per Macron. Sempre secondo l’Observateur, a votare per Macron è la fascia di elettorato francese più istruita e più ricca.

Le Pen, fronte opposto – Antieuropeismo, sovranismo, lotta all’immigrazione, sicurezza sono le parole d’ordine del Front National da molto prima che diventassero di moda. Marine Le Pen sta solo raccogliendo i frutti, approfittando dello spirito dei tempi, di una battaglia iniziata dal padre almeno 25 anni fa con toni decisamente xenofobi e in posizione di assoluta minoranza. E quindici anni dopo il padre Jean-Marie, che nel 2002 arrivò al ballottaggio con Jacques Chirac per uscirne sonoramente sconfitto, arriva al secondo turno per le presidenziali francesi. Lo sdoganamento attivo di buona parte del lessico e della sostanza delle proposte dell’ultradestra francese, che alcuni studiosi attribuiscono alla crescita della cosiddetta “fasciosfera”, è ormai una realtà consolidata. A differenza di quanto capitato a Fillon, l’elettorato della leader del Fn non è stato minimamente scalfito dalle inchieste giudiziarie che hanno lambito il suo entourage per i presunti impieghi fittizi e pagati con soldi pubblici all’Europarlamento di Strasburgo. Al contrario, l’attacco della magistratura è stato letto in chiave politica, come un tentativo delle élite dominanti di fermare l’arrivo del Front National nella stanza dei bottoni.