L’Eurogruppo trova l’accordo: no Eurobond, sì Mes versione light ma solo per le spese legate all’emergenza sanitaria. Passa la linea tedesco-olandese

Copione già visto, niente di nuovo sotto il sole di Bruxelles. Il risultato finale del vertice dell’Eurogruppo non riserva sorprese: è passata la linea tedesco-olandese. No eurobond, sì Mes. L’ottimismo di facciata di Centeno e degli italiani Gentiloni e Gualtieri – che rivendica di aver “messo sul tavolo” gli Eurobond, anche se rimangono un’opzione per il futuro, forse remoto – si scontra con la dura realtà: i paesi del sud (compresa la Francia ) sono costretti ad accettare la richiesta olandese di stabilire una condizionalità all’uso dei fondi del Meccanismo europeo di stabilità a emergenza finita. Non vi sarà alcuna condizionalità e solo ed esclusivamente per le spese legate all’emergenza sanitaria.

Per quelle connesse al sostegno economico, il Mes è sul tavolo con tutte le sue condizionalità: i finanziamenti richiesti “saranno soggetti al coordinamento fiscale ed economico europeo nel quadro di sorveglianza europea”, per il rispetto delle regole del Patto di stabilità per ora solo sospeso, regole che contemplano naturalmente anche la flessibilità (leggi Troika). Al termine della lunga trattativa il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha annunciato in pratica quello che la Merkel e il suo ministro delle Finanze dicono da giorni: l’Ue fornisce una triplice “rete di sicurezza”. La prima per i lavoratori, il piano Sure, che è un prestito per finanziare il maggior costo sostenuto dagli Stati per strumenti come la cassa integrazione: fondi per 100 miliardi ricavati emettendo obbligazioni soggetti a specifiche condizioni di rimborso e di erogazione.

La seconda per le imprese: La Banca centrale europea (Bei) dovrebbe erogare prestiti che, cofinanziati da altre banche, dovrebbero fornire liquidità per circa 200 miliardi alle imprese. E veniamo al vero nodo del contendere, il famigerato Meccanismo di stabilità europea, che come anticipato metterà a disposizione una linea di credito “precauzionale” per 240 miliardi per i Paesi dell’Eurozona (all’Italia ne spettano circa 35), non soggetta a condizionalità. I coronabond, battaglia per cui si sono spesi 9 paesi membri, Italia in testa, non sono proprio menzionati, lo è invece il Fondo europeo per la ripresa, creato con l’emissione di Recovery bond comuni (molto simile al concetto di eurobond), Italia e Francia hanno chiesto che ne venga stabilita l’istituzione entro tre mesi, ma nelle conclusioni dell’Eurogruppo una data non viene menzionata.

Resta da vedere come e quando questo piano che prevede l’emissione di debito comune per altri 500 miliardi verrà finanziato. La palla passa ora ai leader europei che si riuniranno dopo Pasqua nel Consiglio Ue. Tutto ciò mentre il virus imperversa e non accenna a placarsi, mentre le persone continuano a morire e l’economia europea (e globale) va a picco, sempre bene ribadirlo.