Expo, i pm puntano al giudizio immediato

Si accelerano i tempi per verificare le responsabilità nello scandalo expo. Si profila infatti  la richiesta di giudizio immediato per la presunta “cupola degli appalti” guidata dall’ex parlamentare della Dc Gianstefano Frigerio affiancato dall’ex funzionario del Pci Primo Greganti e dall’ex senatore del Pdl Luigi Grillo, tutti e tre in carcere da un mese assieme all’ex esponente ligure dell’Udc-Ndc Sergio Cattozzo, all’ex manager di Expo Angelo Paris e l’imprenditore vicentino Enrico Malaturo.

Mentre l’inchiesta della Procura di Milano va avanti e punta i riflettori su altri capitoli dell’indagine con al centro quel ‘sistema’ fatto di appalti truccati e sospette mazzette, agganci con la politica a tutti i livelli, e promesse, anche millantate, di ‘protezione’ e avanzamenti di carriera, i pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, salvo imprevisti, dovrebbero chiedere al gip Fabio Antezza il processo in immediato quanto meno per le sei persone in cella dallo scorso 8 maggio e anche per l’ex dg di Ilspa Antonio Rognoni finito invece ai domiciliari. L’ipotesi di chiudere il filone dell’inchiesta che riguarda gli appalti Sogin, Expo e Città della Salute e, in base anche a una prassi consolidata da tempo negli uffici milanesi, di procedere con un rito più celere rispetto a quella ordinario, sta prendendo sempre più corpo. Anche perchè, fin da subito, sono arrivate conferme alla ricostruzione di inquirenti e investigatori con le prime ammissioni di Maltauro, Paris e Cattozzo davanti al giudice delle indagini preliminari e con i loro successivi interrogatori resi ai pm. Interrogatori in cui sono stati forniti ampi riscontri alle indagini e che hanno portato la Procura a ritenere di avere in mano solide, evidenti e precise prove per chiedere il processo saltando l’udienza preliminare e andando direttamente al dibattimento in Tribunale. E a rendere ancora più veloce la procedura potrebbe aggiungersi, come già qualche legale ha ventilato, un’istanza di processo in abbreviato nell’ambito del giudizio immediato. I pm comunque, prima di depositare la loro richiesta al gip – hanno tempo 180 giorni dagli arresti – devono ancora approfondire alcuni aspetti di contorno in relazione alle gare ‘pilotate’ in cambio denaro versato o promesso come per la Città della Salute ancora da costruire a Sesto San Giovanni. Vicenda sulla quale Maltauro, per esempio, ha già spiegato che l’accordo con la “cupola” prevedeva il versamento di una mazzetta dell’1 per cento del valore dell’appalto nel caso in cui venisse aggiudicato alla sua impresa. Per completare il ‘mosaico’ nei prossimi giorni (la data è ancora da fissare) interrogheranno ancora per ulteriori approfondimenti Cattozzo, lo stretto collaboratore-factotum del senatore Grillo e al quale la Gdf ha sequestrato la contabilità delle tangenti poi da lui recapitate ( la consegna è stata anche filmata nel corso dell’inchiesta), e probabilmente alcuni imprenditori indagati. Per domani poi è atteso il deposito del provvedimento con cui, quasi certamente, il Tribunale del Riesame dovrebbe respingere la richiesta di domiciliari avanzata dall’ex senatore del Pdl già finito sotto inchiesta a Milano per la vicenda della scalata ad Antonveneta. In questo quadro si inseriscono anche le parole del commissario unico di Expo spa Giuseppe Sala, il cui nome ricorre spesso nelle intercettazioni (non è assolutamente indagato)e che ha da poco incassato la fiducia del premier Matteo Renzi. “Chiunque mi conosce – ha detto di se – sa senza timore di smentita che sono incorruttibile. Per questo non mi si sono mai avvicinati e mai mi avvicineranno”. Ben diverso invece il giudizio su Paris, definito “un grigio manager che lavorava anche parecchio” e “anello debole della catena, circuito da questa cupoletta di pensionati da prima repubblica”. Sala, in un’intervista tv, ha spiegato che in Expo spa “nessuno aveva segnali” di quel che stava accadendo, nemmeno lui se non fino a tre settimana prima degli arresti quando Paris gli disse che voleva partecipare al bando per il posto al vertice di Ilspa – Rognoni era stato arrestato – per “il suo futuro” professionale. “Mi disse che in quel momento aveva buoni appoggi politici, a destra e a sinistra e anche di persone vicine a Berlusconi”. “Quando un mio collaboratore mette tra me e lui un politico – ha sottolineato Sala – c’e’ qualcosa che non va. Ma da questo a pensare che potesse commettere degli illeciti ne passa”.