Facciamo

di Gaetano Pedullà

Vecchio. E stravecchio. Il Governo della rottamazione, del cambiamento, ad oggi è uguale uguale a tutti quelli precedenti. C’è un problema da affrontare? Ecco due cerotti. Il malato è in fin di vita? Un’aspirina può bastare. Così nel tempo anche le situazioni più gestibili diventano emergenze. E le cure sempre più costose e disperate. L’ultimo caso da pronto soccorso arriva da Pompei. Dopo tre crolli in meno di una settimana ieri i Beni culturali hanno tirato fuori due milioni (i due cerotti) lasciando però senza cura tutte le altre ferite al patrimonio culturale del Paese (un contentino è stato dato solo a Volterra). Nessuna terapia complessiva; nessuna idea su come fermare il degrado. A parole saranno pure il nostro petrolio, ma su arte e cultura continua a mancare un grande progetto illuminato. Nella patria del Rinascimento non sappiamo far tesoro della storia. Mancano mecenati e governanti visionari, il clima economico e sociale è depressivo. Ma è in situazioni come questa che l’Italia è ripartita, anche e soprattutto grazie alla ricerca del bello, allo slancio nelle arti, nella scienza e nell’architettura. Mentre vanno in malora centinaia di monumenti, opere che farebbero invidia in tutto il mondo, la risposta all’abbandono dei nostri beni culturali è grottesca. E senza senso. Stanziare due milioni per Pompei (sempre che poi si riesca a spenderli) significa ritrovarci a piangere sul prossimo reperto che finisce in pezzi. E dire che agli studiosi del genio italico la fantasia non dovrebbe mancare. Idee come l’adozione di leggi speciali (anche per decreto), sgravi totali e riconoscenti per i privati che adottano i monumenti (questi sì che meritano di diventare senatori). Solo il genio e il coraggio possono salvare le testimonianze del nostro grande passato. Con i cerotti ci facciamo poco.