Il fascismo di oggi è quel che resta del vasto consenso di cui godette il regime mussoliniano? Dopo la guerra quel fascismo si raccolse nel Msi, in cui è cresciuta la Meloni. Dunque, possiamo dire che i nostalgici sono neofascisti?
Luca Melli
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Gentile lettore, in effetti bisogna intendersi sulla parola neofascista. In genere distinguo tra due fascismi. Il primo è quello storico, protofascismo o veterofascismo, cioè il “sentiment” popolare, rimasto latente sotto le ceneri, verso il regime di Mussolini (“ha fatto anche cose buone”, “è stato un grande statista”, ecc.). Lo stesso credo valga in Germania per il nazismo, che fu una variante del fascismo e si basò sul modello del partito fascista italiano. Il secondo tipo è quello che oggi s’intende in tutto il mondo: la parola fascismo è usata universalmente, a prescindere dall’ideologia di chi è al potere, per dire dittatura, privazione delle libertà, violenza, oppressione dei deboli. Vale per la Corea del Nord di Kim, per il Myanmar dei generali e ovviamente anche per l’Israele del genocidio. Su molti punti i due fascismi, quello storico e quello universale, si sovrappongono. Lo vedo per esempio quando leggo i commenti a certi video in cui la polizia tedesca o francese reprime con uso sproporzionato della forza pacifiche manifestazioni pro Palestina. Vi si leggono commenti tipo: “Ben fatto”, “Così si fa”, “Quelle zecche vanno eliminate” e avanti con lo schifoso vomito mentale che ne segue. A scrivere sono protofascisti che si riconoscono anche nel fascismo generico, universale. Questa fusione dei due tipi credo possa essere chiamata neofascismo.
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