Fece pressioni per far assumere due ex collaboratrici. Chiesta una condanna a 2 anni e 6 mesi per Maroni. La sentenza d’Appello ci sarà l’8 novembre

Il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Milano, Vincenzo Calia, ha chiesto di condannare a 2 anni e 6 mesi di reclusione l’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, imputato nel processo sulle presunte pressioni per favorire due sue ex collaboratrici. In primo grado, il 18 giugno scorso, Maroni, oggi presente in aula, era stato condannato a un anno di carcere e 450 euro di multa, solo per il reato di turbata libertà del contraente, per l’affidamento di un incarico alla sua ex collaboratrice Mara Carluccio presso l’ente di ricerca regionale Eupolis.

Era, invece, stato assolto, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di induzione indebita per avere esercitato pressioni sulla società Expo per far partecipare a una missione a Tokyo Maria Grazia Paturzo, a cui l’ex ministro dell’Interno sarebbe stato legato da una “relazione affettiva”. Secondo il pg Calia, Maroni e l’ex dg di Eupolis, Alberto Brugnoli, che ha patteggiato 8 mesi per questa vicenda, “hanno dato avvio consapevolmente a un’attività di turbativa” e “tutti nell’entourage” dell’ex presidente “erano consapevoli di dover trovare un posto” all’ex collaboratrice. “Inverosimile”, invece, che “tutti gli imputati fossero inconsapevoli dello scopo ultimo per il quale agivano”.

“Nella mia lunga attività politica e istituzionale – ha commentato Maroni – non ho mai preteso e imposto nulla a nessuno. Non ho mai preteso e imposto di assumere Mara Carluccio né di violare una norma secondaria figuriamoci una legge penale. Al termine della requisitoria del sostituto procuratore generale e delle arringhe difensive l’udienza è stata aggiornata al prossimo 8 novembre per la sentenza.