Le accuse a Fedez dopo il cappellino della Nike: dalla canzone su Tiziano Ferro alle mance ai rider

Dalla canzone su Tiziano Ferro alle mance ai rider passando per lo smalto sulle dita: l'attacco dei giornali di destra a Fedez dopo la lite con Salvini e la Rai

Le accuse a Fedez dopo il cappellino della Nike: dalla canzone su Tiziano Ferro alle mance ai rider

Dopo l’attacco alla Lega e alla Rai per il concerto del primo maggio Fedez è finito nel mirino della destra. Che oggi è partita all’attacco del cantante e marito di Chiara Ferragni. Ieri è stato il turno dell’accusa di sponsorizzare la Nike per il cappellino sfoggiato durante l’esibizione. Oggi tocca ai versi dedicati a Tiziano Ferro e alla storia della mancia ai rider.

Le accuse a Fedez dopo il cappellino della Nike: dalla canzone su Tiziano Ferro alle mance ai rider

Il Giornale oggi ricorda che Fedez, impegnato in prima linea per sostenere il Ddl Zan, è la stessa persona che in una sua canzone affermava: Mi interessa che Tiziano Ferro abbia fatto outing / Ora so che ha mangiato più wurstel che crauti / Si era presentato in modo strano con Cristicchi / “Ciao sono Tiziano, non è che me lo ficchi?“. Il brano in questione è “Tutto il contrario” e ha causato frizioni proprio con Ferro, mentre Ermal Meta aveva invitato il cantante a scusarsi per quelle rime.

Lui aveva sostenuto che al tempo aveva “solo 19 anni” aggiungendo “comunque tutti cambiano idea” e concludendo, con un’acrobatica arrampicata sugli specchi “la mia canzone si intitola
Tutto il contrario, io scrivo tutto il contrario di quello che penso”. Un’altra canzone finita nel mirino è “Faccio Brutto”, e di versi come “Una volta al giorno lucido la Beretta / Quando non so cosa fare incendio una camionetta / Ogni rapper mi rispetta perché arrivo dalla strada / “Eh in effetti sono rapper anch’io ma io arrivo da casa””.

E poi c’è il verso in cui invita “a non fare l’emo froc** con lo smalto sulle dita”, salvo poi lanciare di recente lui stesso una marca di smalti. Mentre sulla questione primo maggio si fa notare che se si eccettua un breve passaggio dedicato ai lavoratori dello spettacolo in cui si è appellato al premier Draghi, Fedez ha preferito  utilizzare il palco per un comizio politico.  Di recente ha condotto una serie tv per Amazon e collabora con il colosso dell’e-commerce finito in numerose occasioni sotto l’occhio del ciclone a livello inernazionale per inchieste sui diritti dei lavoratori.

Fedez e le mance ai rider

Infine c’è la vicenda delle mance ai rider. Nell’aprile 2019 gli addetti delle consegne a domicilio avevano  dichiarato guerra  ai clienti vip che non lasciavano le mance. Per esporli al pubblico ludibrio avevano pubblicato i nomi di quelli che la dimenticavano e tra questi c’erano Fedez e Chiara Ferragni. L’elenco i rider lo pubblicarono sulla pagina Facebook di Deliverance Milano. La risposta di Fedez arrivò qualche giorno dopo con una serie di Stories su Instagram: “Al di là della totale infondatezza della notizia, poco importa, parlano tutti di lotta di classe 2.0 ma le mance fanno parte di un retaggio americano che è il non plus ultra dello sfruttamento del capitalismo. In America le mance sono obbligatorie perché il datore di lavoro ti può pagare di meno”.

“E se tu non dai la mancia causi un danno – disse il rapper -. Peccato che è il modo meno sindacalizzato e tutelato per lavorare. La tua sopravvivenza di lavoratore non può essere garantita dal cliente, perché rischi di fare una vita di mer… E non capire questo e spostare l’attenzione sulle mancette è la cosa meno di sinistra e meno lotta di classe possibile: è stupido. E al di là di tutto ci tengo a dire che a me le liste di proscrizione pubblica hanno sempre puzzato di fascio”.

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