Partiti padroni dell’informazione. Invece di denunciare la censura la Vigilanza Rai chiede di querelare Fedez

La Vigilanza Rai doveva far luce su chi ha cercato di tappare la bocca a Fedez sulle frasi omofobe di vari esponenti leghisti. Ma i partiti hanno capovolto il caso

Partiti padroni dell’informazione. Invece di denunciare la censura la Vigilanza Rai chiede di querelare Fedez

Il direttore di Rai3 Franco Di Mare si rifiuta di considerare “censura” quella esercitata dalla “sua” Rete su Fedez in occasione della Festa del Primo maggio. E scarica tutte le colpe sul rapper (e non solo), reo, a suo dire, di avere manipolato la telefonata contestata in cui un interlocutore che parlava a nome della Rai chiedeva all’artista di rivedere il contenuto del monologo a favore del ddl Zan sull’omotransfobia e contro l’ostracismo della Lega.

Partiti padroni dell’informazione

Successivamente, nella telefonata interveniva anche la vice direttrice di Rai3, Ilaria Capitani, che pure diceva di ritenere “inopportuno” il testo dell’artista. “Si tratta di una polemica basata sulla manipolazione dei fatti, che avrebbe dovuto dimostrare nelle intenzioni dell’autore l’esistenza di una censura che non c’è mai stata”, dichiara Di Mare in Commissione di Vigilanza. Il direttore di Rai3 se ne lava le mani: non è stata la Rai, dice, a chiedere preventivamente il testo al cantante. E scarica le responsabilità su chi ha organizzato l’evento: Icompany, ovvero la società indicata da Cgil, Cisl e Uil.

Di Mare precisa che “la Rai, nel caso del Primo Maggio, fa un acquisto di ripresa per un evento e non ha alcuna responsabilità diretta su quanto avviene in quel luogo” e aggiunge che non ha chiesto il testo” dell’intervento di Fedez, spiegando che è stata l’organizzazione dell’evento a farlo, come previsto dal contratto. Di Mare ricorda che la sera del 30 aprile, vigilia del Concertone, Massimo Bonelli, titolare della ICompany ha inviato una mail ai sindacati e alla Rai per segnalare che il testo di Fedez non era “in linea con lo spirito del concerto”, che era stato contattato il management del cantante chiedendo “di rivedere il testo affinché non fossero esasperati i toni”.

La Vigilanza Rai chiede di querelare Fedez

La Capitani – racconta Di Mare -, rispondendo alla richiesta di un parere, ha ribadito l’estraneità della Rai nelle scelte editoriali e ha aggiunto di ritenere inadeguato il testo rispetto alla Festa del Primo Maggio. Di Mare ha quindi ripercorso punto per punto la famosa telefonata registrata dal rapper, sottolineando che Fedez “ha tagliato tutto il passaggio in cui Capitani afferma che la Rai non fa assolutamente una censura”. L’intervento di Di Mare non convince gran parte dei parlamentari che sollevano dubbi sulla gestione ritenuta quantomeno confusa della vicenda, mentre Fratelli d’Italia invoca le dimissioni immediate del direttore.

“Ho rilevato una gestione complessa e confusa dell’evento. C’è stato un produttore esterno alla Rai che ha parlato di ‘uniformarsi al sistema’ e si è dovuto scusare l’ad Rai per questo. Tutto ciò mi rafforza nell’idea che le esternalizzazioni di eventi in diretta siano un rischio che il servizio pubblico non può correre”, afferma il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, annunciando che sul tema proporrà un atto di indirizzo. Di Mare rovescia le parti e presenta la Rai come vittima di un “imbroglio”. E ancora. “La Rai è stata crocifissa e condannata prima ancora che Fedez salisse sul palco. Possiamo rimediare? Mi auguro di sì, ma il danno è gigantesco. La Rai e Ilaria Capitani si aspettano delle scuse”.

Qurelare Fedez? Eventuali azioni legali spettano all’azienda. E il cantante replica: “In caso ho i mezzi per difendermi”. E poi c’è la questione Report con il servizio sull’incontro tra Matteo Renzi e un uomo dei servizi segreti del calibro di Mancini. Davide Faraone di Iv attacca, Di Mare difende il reportage e dice che proprio l’esistenza di programmi come Report garantiscono che nella sua Rete non si operano censure di sorta. Insomma quanto basta per far dire al M5S che la Rai “esce a pezzi da questa storia: si calanderizzi subito il ddl Di Nicola-Liuzzi sulla riforma del servizio pubblico”.