Flop al vertice sul Salva-Stati. I 5S sentono puzza di bruciato. Il ministro Gualtieri: l’accordo è necessario. Ma i grillini temono un’altra fregatura dall’Ue

Doveva essere il vertice risolutore e invece nella diatriba sul Mes regna ancora il caos. Ci sono volute due ore di serrata discussione a Palazzo Chigi, nel disperato tentativo di chiarire la posizione italiana sul meccanismo europeo di stabilità, per arrivare all’ennesimo niente di fatto. Meno male che l’incontro chiesto a gran voce dal Movimento, a detta dei partecipanti, si sia tenuto in un clima altamente positivo e costruttivo perché i nodi principali restano ancora tutti da sciogliere, incluse le obiezioni di M5s e Leu, per giunta con l’incredibile paradosso che a difendere l’accordo ci sia chi non lo ha sottoscritto.

SPACCATURA EVIDENTE. Eppure che le cose non siano andate così lisce ce lo fanno capire anche i musi lunghi di chi, come il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, uscendo dal summit si limita a dire: “Continuiamo e continueremo a ragionare nei prossimi giorni”. Per questo la sensazione è che nel vertice si sia verificata una nuova spaccatura tra le forze della maggioranza, mai tanto divise come in questi giorni, con M5S e Leu contrari alla firma della riforma del cosiddetto fondo Salva-Stati e dall’altra Pd e Italia Viva decisi a ratificarlo. Posizioni cristallizzate che il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha provato a ricomporre spiegando che si tratta di un buon accordo e non nascondendo il proprio imbarazzo perché si trova nella spiacevole, quanto incredibile, situazione di difendere un’intesa dalle bordate della Lega che, strano ma vero, durante l’esperienza gialloverde l’ha addirittura negoziata in prima persona e con decisione.

QUESTIONE DA RISOLVERE. Insomma sul fondo Salva-Stati è ancora tutto aperto. Del resto si tratta di un accordo importante che secondo il ministro Gualtieri avrà un impatto notevole sulla stabilità del vecchio continente in quanto dovrebbe stabilizzare l’area euro senza però aggiungere incognite tra cui la temutissima ristrutturazione preventiva del debito al fine di accedere al sostegno finanziario del fondo. Si tratta, com’è facile intuire, del nodo dei nodi perché secondo M5S e Leu con queste modifiche si prefigura una situazione diametralmente opposta che possa addirittura portare a un possibile commissariamento dello Stato. Uno scenario che potrebbe, sempre secondo i dubbiosi, avere conseguenze ancora maggiori perché finirebbe per relegare l’Italia in quello che viene definito “un limbo finanziario” composto dai Paesi europei di secondo piano.