La Global Sumud Flotilla prosegue la sua rotta verso la Striscia di Gaza ed è entrata nelle acque che gli organizzatori definiscono “ad alto rischio”, a circa 130-135 miglia nautiche dalla costa. I partecipanti, tra cui parlamentari e attivisti, dichiarano di essere in massima allerta e di aver attivato i protocolli di sicurezza in vista di un possibile avvicinamento delle forze israeliane.
Reuters
Secondo il deputato Pd Arturo Scotto, presente a bordo, “al momento non abbiamo avuto segnali di alt da Israele ma siamo in allerta permanente” e “siamo consapevoli che in giornata potremmo essere avvicinati per l’abbordaggio”. La Flotilla, dalle sue pagine social, conferma l’aumento dell’attività dei droni e la messa in atto delle procedure di emergenza.
La situazione si è fatta tesa nelle ultime ore: alcuni partecipanti riferiscono che imbarcazioni non identificate, in alcuni casi con le luci spente, si sono avvicinate alle barche della spedizione e poi si sono allontanate; le telecamere di sorveglianza di diverse imbarcazioni sarebbero state oscurate, mentre l’uso di droni è stato segnalato in aumento. Gli organizzatori parlano anche di preparativi per una eventuale intercettazione navale.
Gerarchia militare israeliana pronta a intervenire
I media israeliani hanno anticipato che Tel Aviv non consentirà alla Flotilla di violare il blocco navale imposto sulla Striscia di Gaza: la Marina e unità d’élite sarebbero pronte a intercettare le imbarcazioni, intimando loro di invertire la rotta e procedendo al sequestro in caso di rifiuto; in base ai resoconti, chi verrà fermato potrebbe essere trasferito al porto di Ashdod e successivamente in strutture detentive come Ketziot.
Le autorità avrebbero previsto l’impiego di centinaia di agenti nell’operazione.
La reazione degli organizzatori e delle Ong
Il Global Movement to Gaza Italia ha ribadito che la missione si svolge “nella piena legalità” e rivendica il diritto al “passaggio inoffensivo” in acque internazionali, definendo il blocco israeliano “illegittimo”. Il movimento chiede una forte azione diplomatica per proteggere le persone a bordo e mettere in sicurezza la consegna di alimenti e medicinali.
“Con la Palestina nel cuore, siamo a fianco di chi resiste e sta in mare”, si legge in un post diffuso via Facebook.
Il quadro internazionale e i rischi politici
La presenza di parlamentari e personalità pubbliche nella spedizione aumenta il rischio di conseguenze diplomatiche, mentre più governi — tra cui quello italiano — hanno invitato i partecipanti alla cautela. Nei fatti, alcune marine europee avevano in passato accompagnato porzioni della rotta, ma fonti governative hanno chiarito i limiti di qualsiasi intervento diretto qualora dovesse verificarsi uno scontro in acque vicine alla Palestina.
Cosa potrebbe succedere nelle prossime ore
Gli scenari possibili vanno da un monitoraggio a distanza e avvertimenti radio, fino a un’operazione di intercettazione e dirottamento verso porti israeliani. La Flotilla assicura la volontà di non provocare scontri, ma ribadisce la determinazione a proseguire nella missione umanitaria. Gli sviluppi saranno determinati dalla scelta di Israele di applicare o meno misure fisiche di interdizione e dalla capacità dei governi terzi di mediare una soluzione che eviti un confronto in mare.