Giorgetti aveva detto: “Le cose vanno bene, chiuderemo la finanziaria senza manovra correttiva”. Invece adesso dice che il taglio dell’Irpef e la rottamazione delle cartelle non si faranno perché sono sopraggiunte complicazioni internazionali. Ma prima non lo sapeva?
Leandro Poli
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Gentile lettore, il ministro ha ragione nel dire che ci sono “complicazioni”. Però evita di spiegare – sarebbe imbarazzante – che a complicare le cose è stato il suo governo. Nella sciagurata visita alla Casa Bianca del 17 aprile la Meloni, pur non richiesta, promise a Trump che l’Italia avrebbe portato le spese militari (cioè armi americane) dall’1,5% al 2% entro quest’anno. Significa una spesa ulteriore di 8,5 miliardi di euro. Dopodiché Trump ha chiesto ai Paesi Nato di alzare la cifra fino al 5%, obiettivo valido solo per gli euro-peri, pardon europei, ma non per l’America che spende il 3,4%. La Meloni promise anche di aumentare l’acquisto di gas americano, che costa il triplo di quello russo e il doppio di quello reperibile da altri Paesi: un vero affare (per l’America), Meloni grande sovranista. L’impegno ad acquistare dagli Usa gas e armi è stato poi ribadito a nome dell’Ue da Ursula von Bomben quando andò a prostrarsi a Trump nel di lui golf club in Scozia. La von Bomben accettò anche i nuovi dazi: 15% sulle merci europee dirette in Usa e zero per cento sulle merci americane in entrata in Europa. Non parliamo della web tax sulle Corporation di internet (tutte americane: Meta, Google, ecc.), che non si farà perché così Giorgia nostra ha promesso a Trump. Giorgetti, dunque, citofoni la Meloni e si faccia chiarire.