Un incremento del 78% in soli dodici mesi. È il dato più allarmante del rapporto diffuso dall’Osservatorio Ossigeno per l’informazione, che fotografa una realtà sempre più difficile per chi fa cronaca in Italia. Nei primi sei mesi del 2025 i giornalisti minacciati sono stati 361, contro i 203 dello stesso periodo dell’anno scorso. Quasi il doppio, un segnale che conferma un clima di crescente ostilità verso la libertà di stampa.
I numeri sono stati presentati a Roma, alla Casa del Jazz, in occasione della Giornata mondiale dell’Onu per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, che si celebra il 2 novembre. Il bilancio parla di 107 episodi classificati come deliberate violazioni della libertà di informazione, con un aumento del 46% rispetto al primo semestre 2024.
A preoccupare è anche la natura delle intimidazioni: oltre la metà delle minacce proviene da esponenti delle istituzioni locali, come amministratori comunali o regionali, spesso attraverso querele pretestuose, ma anche con attacchi sui social e insulti, cresciuti del 17%. Le aggressioni fisiche sono aumentate del 10%, colpendo in particolare i cronisti che operano a livello locale e che si occupano di inchieste su degrado urbano, corruzione e abusivismo.
L’Osservatorio segnala inoltre una tendenza in aumento a non denunciare: l’81% dei giornalisti vittime di minacce sceglie di non rivolgersi alla giustizia, contro il 50% registrato nello stesso periodo del 2024. Una sfiducia che, secondo Ossigeno, alimenta un circolo vizioso di impunità e isolamento.
Dal punto di vista territoriale, Lombardia, Lazio e Sicilia restano le regioni con il maggior numero di casi, ma cresce anche la pressione intimidatoria in Abruzzo, dove il rapporto tra giornalisti minacciati e popolazione professionale segna un netto peggioramento.
Tra le forme più diffuse di intimidazione restano le Slapp (azioni legali pretestuose), seconda causa dopo gli avvertimenti diretti. Le minacce di genere nei confronti delle giornaliste risultano in lieve calo, ma si registra un aumento nella tendenza a non segnalarle alle autorità.