Il Plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato a maggioranza la delibera per l’apertura di pratica a tutela di Raffaele Piccirillo, sostituto procuratore generale della Cassazione, che in un’intervista era intervenuto sulla gestione del caso Almasri ed era stato poi a sua volta oggetto delle dichiarazioni del ministro della giustizia, Carlo Nordio. L’assemblea, oggi, ha registrato i voti contrari dei consiglieri laici di centrodestra ( Aimi, Bertolini, Bianchini, Eccher e Giuffrè). Unica astenuta la consigliera togata Bernadette Nicotra che non aveva firmato l’iniziativa. Ieri c’era stato per due volte la mancanza del numero legale, dopo che i consiglieri di centrodestra avevano abbandonato l’aula di Palazzo dei Marescialli. Stamane hanno deciso di tornare, e pur non avendo preso parte al dibattito hanno votato.
Il Csm – si spiega nel documento approvato stamane in Plenum – “ha ascoltato con preoccupazione le dichiarazioni rese dal ministro della giustizia il 18 luglio 2025 nel corso dell’evento ‘Parlate di mafia’. In quella sede il ministro ha: deriso un magistrato per le opinioni espresse in un’intervista su un caso giudiziario in corso, affermando che ‘in qualsiasi Paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri’; evocato un possibile intervento disciplinare, poi qualificato come inutile in quanto la sezione disciplinare del Csm sarebbe composta da persone elette da quelle che devono essere giudicate’; descritto la giurisdizione disciplinare come ‘una stanza di compensazione’ tra componenti associative; affermato che la politica non ha mai riformato la giustizia ‘per paura’”.
Giustizia, il Consiglio superiore della magistratura apre a maggioranza una pratica a tutela del pm Piccirillo finito al centro di un intervento di Nordio
Quindi “le dichiarazioni del ministro introdotte nell’ambito di un incontro pubblico che ha toccato anche la riforma costituzionale connotano il relativo dibattito di un’enfasi idonea ad impedire un pacato confronto, peraltro invocato proprio dal guardasigilli, sui contenuti concreti della stessa riforma” e alla luce di questo, nella delibera si “rileva la gravità delle affermazioni rese dal ministro della giustizia, per il loro potenziale impatto sulla fiducia dei cittadini nella funzione giudiziaria; si ritiene che esse siano idonee a condizionare il sereno e indipendente esercizio della giurisdizione; si afferma, pertanto, la necessità, nell’ambito dei propri compiti costituzionali, di tutelare il prestigio dell’ordine giudiziario, rinnovando il richiamo al rispetto dei principi di autonomia, indipendenza e leale collaborazione tra i poteri dello Stato”.