Giusto il lockdown deciso da Conte. Ecco il verbale che diede l’Ok. Gli esperti prima chiesero la zona rossa in Val Seriana. Ma 7 giorni dopo approvarono la chiusura dell’Italia

Man mano che passano i giorni, anzi le ore, vengono fuori altre indiscrezioni sulle riunioni del Comitato tecnico scientifico (Cts) nella prima settimana di marzo. Sotto la luce dei riflettori c’è un verbale stilato il 10 (e anticipato dal Corriere della Sera) che approverebbe la scelta del Governo di chiudere tutta l’Italia indistintamente. Una settimana determinante per l’interno Paese, stretto nella morsa della pandemia da Covid-19. Il verbale in questione contiene la relazione dell’Istituto superiore della sanità (Iss) sui numeri dei contagi. Un documento che ancora non è stato desecretato da palazzo Chigi e, quindi, non ancora consegnato al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) che ha avviato un’indagine per accertare cosa è accaduto in quei giorni.

Facciamo, dunque, un passo indietro e torniamo a inizio marzo. In un primo momento è arrivata la decisione di creare “zone rosse” a Codogno, in 11 Comuni del lodigiano e a Vo’ Euganeo, escludendo invece Alzano Lombardo e Nembro. Solo successivamente è arrivata la decisione del lockdown per l’intero Paese. Tutto nel giro di una settimana. La prima relazione dei tecnici inviata a Palazzo Chigi è del 3 marzo. L’indicazione era chiara: chiudere i due Comuni della Val Seriana. Ma Governo e regione Lombardia hanno temporeggiato qualche giorno. Il 7 marzo il Cts ha indicato la strada da seguire per tentare di fermare il propagarsi del virus. In quella circostanza sono stati chiesti “due livelli di misure di contenimento”: uno per “i territori in cui si è osservata una maggiore diffusione del virus” dunque l’intera Lombardia e le province del nord più colpite, l’altro per “l’intero territorio nazionale”.

In altre parole il Cts ha chiesto zone rosse e zone gialle. L’8 marzo il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, annuncia di aver disposto la chiusura della Lombardia e di altre 14 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini in Emilia Romagna, Pesaro e Urbino nelle Marche, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli in Piemonte, Padova, Treviso e Venezia in Veneto) perché “vanno applicate misure rigorose”. Appena 24 ore dopo palazzo Chigi cambia repentinamente strategia e decide di dichiarare la “chiusura” di tutta l’Italia. Conte lo annuncia alle 22 di sabato 8 marzo, dopo che in Lombardia la situazione dei contagi è scappata di mano e la fuga dal Nord verso il resto d’Italia sembra incontrollabile. Il provvedimento entra in vigore il giorno successivo.

Qualche ora dopo il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, invia una relazione al Cts. È la base per il nuovo parere che gli scienziati consegnano al Governo il 10 marzo fornendo il via libera alla decisione di Palazzo Chigi. Il verbale, ancora riservato, potrebbe essere consegnato al Parlamento nei prossimi giorni. Nel documento il Cts riferisce di aver ricevuto “i dati epidemiologici aggiornati”. Sottolinea la necessità di “rallentare la diffusione per diminuire l’impatto assistenziale sul servizio sanitario nazionale oppure diluirlo nel tempo”. E infine: “In riferimento alla decisione presa di estendere la chiusura a tutto il territorio nazionale, le misure adottate sono coerenti con il quadro epidemiologico configuratosi. Inoltre potrebbero venirsi a creare situazioni locali in cui possano essere necessarie ulteriori misure di contenimento”.

L’11 marzo il Paese è in lockdown: si può uscire di casa solo se strettamente necessario. “Sono sempre stato in linea con le scelte del governo – ha dichiarato Massimo De Rosa, capogruppo 5S in regione Lombardia – anche perché il nostro è l’esempio di chi poteva fare e non ha fatto. Si potevano chiudere delle aree, dei comuni e non è stato fatto”. Provvidenziale sarebbe stato, dunque, l’intervento di Palazzo Chigi. “Meglio la linea dura della chiusura che, a posteriori, si è rivelata vincente – conclude De Rosa – soprattutto in termini di risparmio di vite umane”.